“Anto’ fa caldo” diceva così una giovanissima Luisa Ranieri in un pubblicità di qualche anno fa. Se nella pubblicità di fine anni ’90 ci si rinfrescava bevendo un tè ghiacciato, cosa si faceva invece al tempo delle ville lucchesi per evitare di morire di caldo?
Tè ghiacciato niente, ventilatore non esisteva, aria condizionata neanche a dirlo… e dunque come si trova un attimo di sollievo nella calura di agosto in una villa lucchese?
La risposta è semplice semplice: grazie ai ninfei, elemento tipico che non poteva e non doveva mancare nei grandi parchi di queste nobili dimore.
Nella zona di Lucca ce n’è uno che spicca tra tutti per bellezza e antichità: la grotta di Pan.
Questo luogo magico si trova nella Villa Reale di Marlia ed è stato costruito probabilmente dall’architetto Buontalenti intorno al 1570, il che lo rende appunto il ninfeo più antico delle ville lucchesi.
È composto da due vani: una specie di atrio e la grotta vera e propria. Nell’atrio, aperto su tre lati, era possibile sedersi, chiacchierare e godere di una bella brezzettina oltre che delle goccioline d’acqua fresca che arrivavano sia dalla piccola fontana centrale sia dall’alto.
Se il caldo era veramente insopportabile non restava che entrare nella grotta, chiusa, buia, misteriosa e molto più fresca. Ad accoglierci troviamo davanti a noi il dio Pan con il volto e il torace da uomo e le gambe caprine. Insieme a lui ai lati della grotta ci sono mostri marini e tritoni a due code, da ognuno di questi elementi usciva acqua fresca che spesso creava giochi di luci grazie all’oculo che si trova in alto.
Chissà che spettacolo deve essere stato vedere tutto in funzione, queste creature prendere quasi vita e l’arcobaleno che si creava in grotta.
Giada Paolini
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