Il gioiello donato al Volto Santo da Laura Nieri Santini

Tra i tesori nascosti della città di Lucca vi è indubbiamente il museo della cattedrale, dove sono esposti i capolavori d’arte che ornavano in passato la cattedrale di San Martino (dipinti, affreschi, statue, reliquiari, il bastone pastorale in argento, talari, tovaglie d’altare, antichi corali e molto altro); al primo piano del museo sono esposti i gioielli del Volto Santo.

Questi, conservati in teche e ben custoditi, costituiscono il corredo della vestizione del Volto Santo che avviene il giorno prima della festa della Santa Croce, celebrata il 14 settembre di ogni anno, la festa più partecipata ed importante del calendario liturgico della città di Lucca.

I gioielli sono: la corona, il collare, il fregio in argento dorato, i manipoli ornamento delle maniche, lo scettro, i calzari, i pendenti, il calice posto sempre sotto il piede destro, le chiavi della città e il famoso gioiello di Laura Nieri Santini.

La corona realizzata nel 1655 da Giannoni è posta sul capo del Volto Santo, il collare realizzato in lamina d’oro fuso su una lamina d’argento dorato con cherubini, sempre ad opera dello stesso orafo, è datato 1657.

Il fregio si articola in due fasce, bordo superiore (cintura) e inferiore della veste, con uno stolone centrale e due edicole staccate destinate ai manipoli delle maniche. È databile tra il 1382 e il 1384 ed è realizzato in stile gotico.

Prima di apporre il fregio si ricopre il busto del Volto Santo con un prezioso tessuto affinché non si danneggi la statua lignea.

Di valore i calzari che hanno sostituito quelli medievali, lo scettro realizzato nel 1852 dall’orafo lucchese Pietro Casali e il calice che è, secondo alcuni, databile al XIII secolo o forse prima.

Tra tutti spicca indubbiamente “il gioiello del Volto Santo”, vero e proprio capolavoro di oreficeria barocca, dono della vedova lucchese del mercante Cesare Paolino Santini.

La storia di questo ornamento è davvero particolare, basti pensare che ha legami con l’arte orafa francese del periodo del Re Sole ed è stato donato da una donna imprenditrice del XVII secolo.

Laura era la vedova di Cesare Santini, aveva preso in mano le sorti dell’economia familiare provvedendo al figlio minorenne e all’azienda. Era nata nel 1601 a Lucca, i suoi genitori erano Stefano di Giovanbattista Nieri e Lucrezia di Geronimo De’ Nobili; era stata la mamma Lucrezia a combinare il matrimonio con un membro della famiglia Santini, così Laura ne divenne la moglie nel 1622.

Il marito aveva accumulato enormi ricchezze grazie agli investimenti nelle assicurazioni marittime e nei commerci europei. Sappiamo che alla morte del marito, avvenuta nel 1654, Laura ereditò più di 500 mila scudi e uno dei più grandi patrimoni cittadini dell’epoca.

Laura dimostrò di essere una donna d’affari di primo livello, (anche perché il giovane rampollo Nicolao non era ancora pronto a gestire tutti i negozi aperti dal padre) e dovette dedicarsi all’attività mercantile, attività che di solito era tenuta da uomini, e nello stesso tempo reggere il ruolo di tutrice del figlio e sovrintendere all’usuale ruolo di gestione affari domestici.

Incrementò l’attività familiare grazie al suo personale contributo, con investimenti a Lucca, Livorno e Messina, ottenendo ulteriori profitti e numerosi successi commerciali.

Laura ebbe una vita lunga, morì ottantenne. La sua non fu una vita facile: visse in un secolo denso di avvenimenti e funestato dalla pestilenza.

Era una donna realmente fuori dagli schemi, che si era resa indipendente, aveva tenuto ed educato il figlio, aveva gestito direttamente l’azienda di famiglia sopravvivendo al difficile periodo storico di Lucca.

Torniamo alla storia del gioiello…

Laura Nieri Santini, sfidando le possibili malelingue cittadine, dimostrò che oltre ad guadagnare era pronta a spendere il denaro, facendo realizzare un dono sfavillante per la Santa Croce; potremmo pensare ad una mossa di “promozione dell’immagine” per puntualizzare il ruolo della famiglia Santini all’interno dell’aristocrazia cittadina, anche se orfana del capostipite e con il giovane rampollo intento ad approfondire la sua cultura e preparazione.

È noto che alla prima donazione di un gioiello d’oro con 70 diamanti al Volto Santo (valore estimato in circa 800 scudi) ne seguì una seconda : una croce in oro con 29 diamanti (stimata 330 scudi);

La donatrice Laura li fece fondere insieme dopo pochi anni, aggiungendo anche altre pietre, per un totale di 342 diamanti (valore stimato 3680 scudi).

L’orafo incaricato di tale opera raffinata è Gilles Légaré, impiegato alla corte di Re Luigi XIV (testimoniato dalla somiglianza con le tavole del Livre des Ouvrages d’Orfèvrie, pubblicato da Légaré nel 1663).

Nell’atto notarile stipulato per la consegna e l’accettazione del gioiello si legge la descrizione dettagliata di tutte le componenti: “un gioiello d’oro con tre catenelle parimente d’oro, che servono per l’attaccatura di esso, in quale sono incastrati dentro numero settanta diamanti fra grossi et piccioli di valore di scudi ottocento in circa et una croce ancor essa d’oro incastrotovi dentro numero ventinove diamanti di valore di scudi trecentotrenta in circa, con desiderio che ne sia eseguita la sua mente e volontà, quale è che detto gioiello e croce d’oro siano collocati…”.

Laura volle precisare nel rogito che il gioiello doveva restare sul Volto Santo come era stato posizionato: sul petto.

Nel settembre del 1657 fu consegnato dal portavoce di Laura Nieri Santini, Nicolao De’ Nobili, che lo affidò al sacrista Girolamo Ciuffarini in presenza di testimoni (Francesco Sardi, arcidiacono, Vincenzo Bottini, arciprete, Andrea Carelli, primicerio, Fabrizio Mansi, Antonio Controni, Vincenzo Sesti, Geronimo Palma, Flaminio Nobili, Iacopo Lucchesini, Nicolao Galganetti, Tommaso Balbani, patrizi).

Ben presto si realizzò che un tale dono poteva diventare oggetto di furti; nel 1660 fu stipulato dunque un nuovo accordo tra Laura e i canonici della Cattedrale secondo il quale si stabilì che il gioiello fosse conservato nella sacrestia della cattedrale di San Martino in una cassetta di ferro dorato, donata dalla stessa Laura. Il gioiello sarebbe stato posizionato al collo della Sacra Immagine e tolto quindi dalla sua custodia, solo in occasione della festività della Santa Pasqua, della festa della Libertà lucchese, per la Santa Croce in maggio, e per l’esaltazione della Santa Croce il 14 settembre. Intendiamoci, in caso di richiesta da parte di importanti personalità di passaggio a Lucca sarebbe stato possibile vedere il prezioso ornamento!

Ancora oggi si rimane rapiti dalla lucentezza e accurata manifattura dell’ornamento che trova la sua collocazione sul cuore del Volto Santo, come Laura aveva richiesto.

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Elena Benvenuti