Il “Palazzo delle cento finestre” a Badia di Cantignano

È facile immaginare perché al Palazzo sia stato dato questo appellativo. Tante sono le finestre, magari non proprio cento, ma questo nome attribuito dal popolo all’edificio era per indicare il gran numero di finestre di cui era fornito.

Originariamente i benedettini costruirono il primo convento, ma la sua vicinanza al confine con Pisa e le continue guerre tra gli stati confinanti alla Repubblica fecero si che fosse ricostruito diverse volte anche dai monaci camaldolesi (nel 1434) i quali diedero spazi più ampi e più luminosi agli interni. Ogni cella, secondo la loro usanza, aveva due finestre ed un caminetto. Perché? La spiegazione è da ricercare nel fatto che i monaci passavano la maggior parte della giornata nella loro cella insieme ad un novizio che veniva loro affidato per abituarlo alla vita monastica. Non mancavano naturalmente il grande refettorio, la sala del capitolo, la foresteria e la biblioteca oltre a diversi locali esterni per il bestiame, la lavanderia ed il deposito delle derrate. Ma come tutte le belle favole anche questa termina presto; infatti nel 1544 il monastero e le sue terre vengono cedute. Il convento, cessando la sua funzione religiosa, diventa così il palazzo di campagna, prima della ricchissima e potentissima famiglia Gigli e successivamente dei Franciotti, Massei e Buonvisi. Si dice che Maria Luisa di Borbone, succeduta ad Elisa Bonaparte, si fosse interessata al maestoso edificio interpellando Lorenzo Nottolini, architetto, per farne una residenza di campagna. La duchessa gli dette il mandato persino di studiare la fattibilità di un lungo viale che partendo da Porta San Pietro arrivasse direttamente al portone centrale del Palazzo delle Cento Finestre. Peccato che il progetto non ebbe seguito!

Nel XX° secolo il Palazzo è stato sede di una scuola elementare fino al 1966 ma hanno trovato spazio anche una trattoria, un cinema ed alcune botteghe artigiane che oggi non esistono più. Sic!

Arrivederci ad un prossimo racconto!

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