La Biadina: l’amaro di Lucca

No non ho scritto male, è proprio la Biadina!

Si tratta di un amaro nato a Lucca verso la fine dell’800, in Piazza San Michele quando vi si teneva il mercato del bestiame: “Un po’ di biada per i cavalli e un po’ di biadina per il Cavaliere”.

La ricetta, segretissima, apparteneva ad un certo Giambattista Nardini, che aveva una mescita proprio in piazza, questa l’antica facciata con l’insegna voluta da Vincenzo Landucci, il ragazzo di bottega, detto “Tista”, al quale Nardini tramandò la ricetta una volta andato in pensione.

All’inizio in realtà era semplicemente una miscellanea dei liquori avanzati in bottega ma, con il passare degli anni, la ricetta si fece via via più raffinata e, di conseguenza, sempre più apprezzata dai Lucchesi.

Lo dicevin ch’a Lucca s’era strinti
Ma ‘na ‘osa ‘osì un l’ho ma’ sentuta
Andiède ar bàre a fàssi ‘na bevuta
Ar banco, vell’ometto assai tirato
mesceva ‘ssù liquori né bicchieri
specialità di Lucca d’artroieri
da ‘ngollà, veroddìo tutto d’un fiato.
Ma invece di lavanni la stoviglia
“Che un s’abbi a pèrde neànco ‘na goccina!”
La riscolava subbito ‘n bottiglia
E danni oggi e danni pur dimani
empiva li scaffali giù ‘n cantina
di mescolanse da’’ssapori strani
e fu di li’ che vienze la Biadina
La ricetta la tiènghin stretta stretta
Vi dio ‘na ‘osa che vi ‘onsoli è bona se si beve co’ppinoli

di Luca Ricci

E ora un po’ di storia

Lo chiamavano il “Tista” il ragazzo di bottega, del lucchese Nardini, che con una licenza fra le più antiche d’Italia, comprò nel 1870 una botteguccia, “drogheria liquori e filati”, dove da una parte mesceva liquori e vini e dall’altra vendeva corde, cotoni e canapa per la gioia delle donne, che dalla campagna venivano in città a fare acquisti. Davanti la bottega in Piazza san Michele, c’era una panca e dei tavolini e la gente si riposava bevendo un liquore o del vino, e il proprietario, se avanzava anche solo un goccino o se aveva un fondo di bottiglia, per non sprecare versava tutto in una brocca che aveva da parte sotto il bancone. Ecco questa miscellanea di sapori è stata la prima Biadina!

Piano piano questo liquore prese piede, la ricetta migliorò e si fece più raffinata, tanto che veniva usato dalla popolazione anche come brindisi per suggellare un affare o una vendita.

La Biadina è un liquore amaro alle erbe a macerazione lenta di corteccia di Ginebona officinalis insieme a droghe ed erbe aromatiche miscelate a china, tipico di Lucca, dal colore ambrato scuro dal gusto aromatico, delicato e un po’ amarognolo infatti veniva accompagnato da una manciata di pinoli di San Rossore per addolcirne il sapore. L’odore è intenso di erbe e il grado alcolico è di 27%.

Nel tempo la bevanda fu prodotta e venduta dagli eredi del Tista e poi come tante antiche ricette se ne perse l’uso Fortunatamente un pronipote del nostro bottegaio, Marco Landucci , incuriosito dalla storia di famiglia e anche grazie alla collaborazione di un amico farmacista, quale Ingrosso Salvatore, seguendo la ricetta del nonno, del quale aveva ancora l’attrezzatura originale, iniziarono la produzione, proprio nella sede della farmacia Novelli a Ponte San Pietro e poi la vendita della Biadina.

La Biadina viene venduta in bottiglie da 500 ml e costa intorno ai 17/18 euro.. È un liquore che si beveva anche per accompagnare la focaccina e che rimane uno dei simboli di Lucca come il Buccellato.
Oggi a Lucca non c’è più il mercato delle granaglie o quello degli animali, quando si vendeva, si comprava e si contrattava, ma se chiedete della Biadina di Tista, un lucchese vi saprà rispondere!
E visto che la vita va avanti e i tempi cambiano, , sappiate che i due amici, Marco & Salvatore, oltre ad aver rimesso in produzione il liquore del nonno hanno creato anche una pagina facebook.

Buona lettura e buona bevuta!

Una curiosità

Se verrete a Lucca e ordinerete una biadina vi verrà servita con dei pinoli sul fondo del bicchiere.
Che la beviate d’un fiato o che la sorseggiate pian piano, per dimostrare di essere un “vero lucchese” dovrete far in modo che, con l’ultimo sorso, il bicchiere resti vuoto, senza nemmeno un pinolo al suo interno.

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Simonetta Lo Conte

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