Come viareggino emigrato a Lucca, in questi anni mi sono trovato ad affrontare tanti problemi legati al mio status di forestiero e al notevole gap culturale tra le mie origini e la società che mi ospita. Oggi credo di essere ben integrato, al punto che quando torno nella mia città natale vengo guardato con sospetto e devo sopportare commenti sprezzanti sul mio presunto accento lucchese.
Infatti, sebbene Viareggio abbia fatto parte dei territori della città murata fin dalle sue origini, ha da sempre rivendicato la propria autonomia e peculiarità. L’antica rivalità – ricambiata- con Lucca è una tra le più forti in Toscana, regione che per campanilismi non è certamente seconda a nessuno. Numerose canzoni di carnevale, opere vernacolari, modi di dire ed espressioni popolari la immortalano oggi come un qualcosa di divertente e scherzoso: innocuo folklore. Ma nel corso della storia ha talvolta assunto toni drammatici, come durante le Giornate Rosse di Viareggio, nelle quali giocò pure un certo ruolo.
Adattarmi a Lucca è stata dura. Ad esempio, anche se gli storici dicono che un tempo fosse diffuso anche in queste terre non toccate dal libeccio, oggi nessuno pratica più il culto del Carnevale. Ma le stranezze non si fermano qui: c’è il fiume al posto del mare, la pineta è sopra le mura e la città è suddivisa tra “drento” –che equivale al nostro centro- e “fora” che per noi significa “al di là del molo” e “al di là della ferrovia”. Gli abitanti non sono meno particolari del luogo che abitano: ad esempio non mangiano la scarpaccia e non capiscono la mia lingua. Anche le frasi più semplici come “Dela fia”, “Potta mié” e “Au tartana” destano facce sbigottite e imbarazzanti incomprensioni. Ma la cosa peggiore in assoluto è il fatto che i lucchesi, forse a seguito della dominazione napoleonica, hanno l’usanza di tradurre i nomi delle città. Così Viareggio è per loro “Marina di Lucca”.
Ad una più attenta disamina però, ci si accorge che tale termine è di più che una semplice traduzione: è una atto politico che mira a sminuire le mire indipendentistiche di Viareggio, riaffermando il loro antico dominio. L’hanno imparata bene la lezione di Napoleone! Ecco perché alle nostre orecchie salmastrose quell’espressione suona come un insopportabile vituperio.
Correva l’anno 2012 e l’allora governo ipotizzò l’accorpamento delle province. Lucca sarebbe dovuta confluire, insieme a Massa Carrara, Pisa e Livorno nella cosiddetta “Provincia della Costa”. Inutile dire che ai viareggini parve un’improvvisa promozione, a discapito del capoluogo. Claudio Morganiti e Alessandro Bonuccelli, della Compagnia Burlamacco 81, che ogni anno organizzano la più famosa canzonetta viareggina (uno spettacolo teatrale comico in vernacolo, in cui i lucchesi sono molto bersagliati) dichiararono: “Una conquista per noi viareggini è stato il fatto di esserci finalmente liberati da Lucca capoluogo, in modo che così non potranno più dire che siamo Marina di Lucca.”
Nel 2015 in una partita di hokey tra Forte dei Marmi e Viareggio, spuntò lo striscione “Marina di Lucca”, a sottolineare la distanza tra la Versilia storica, già pisana e granducale, e la costa lucchese. (Per chi non lo sapesse, si tratta di un’altra forte rivalità toscana!) In risposta i viareggini ne esposero uno col quale evidenziarono, tramite un elegante gioco di parole, la dipendenza della suddetta Versilia storica dal turismo russo: “Figli di Putin”. In quell’occasione, la partita finì a schiaffi e a perdere fu lo sport.
Infine nel 2017, qualche bontempone issò nottetempo la bandiera di Lucca sul pennone di piazza Mazzini a Viareggio. Dovete sapere che, oltre ad essere il più alto della città, ne è anche simbolo sacro in quanto è quello dove viene issata la Burlamacca, la bandiera ufficiale del Carnevale. L’alzabandiera è il rito collettivo che segna ogni anno l’inizio dei lunghi festeggiamenti viareggini. I social network si scatenarono, l’ex presidente della Fondazione Carnevale e consigliere comunale Alessandro Santini scrisse: “Da oggi siamo davvero Marina di Lucca. Quel pennone sconsacrato va abbattuto”. La Gazzetta di Viareggio nell’articolo sull’increscioso fatto usò invece la variante “Lido di Lucca”, che a onor del vero era già stata usata dallo stesso politico in precedenti dichiarazioni.
Ma come nacque esattamente questa espressione?
Mosso da curiosità, cercai di documentarmi e giunsi alla conclusione che quello che oggi viene usato dai cugini lucchesi come sfottò contro noi rivieraschi, è in realtà un termine antico.
Infatti, con buona pace di noi viareggini, la nostra città è storicamente figlia di mamma Lucca. Il motivo per cui esistiamo infatti è che loro avevano necessità di uno sbocco al mare che, dopo lunghe e sanguinose guerre, riuscirono infine a strappare al dominio pisano, grazie all’alleanza con la potente Repubblica di Genova. Avrebbero sicuramente preferito altre terre, come ad esempio Motrone, piuttosto che questa costa desolata e malarica. Ma la repubblica marinara cedette nell’area per lei meno importante e difendibile, e fu proprio lì che nel 1169 i lucchesi realizzarono una torre di legno. Nel 1172 la sostituirono con una vera fortificazione in pietra, per la quale fu necessario realizzare appositamente una strada sul terreno paludoso, che chiamarono Via Regia in onore dell’imperatore Federico Barbarossa. Era nato il Castrum de Via Regia, embrione della futura città di Viareggio.
Da quel momento, Lucca non abbandonò mai la sua creatura, accudendola e facendola crescere nei secoli. Non certamente per altruismo, ma perché quella era a tutti gli effetti la sua marina. Marina di Lucca.
Nella corrispondenza tra lo scienziato gesuita Ruggiero Giuseppe Boscovich e il nobile lucchese Stefano Conti, si può trovare una lettera datata 28 febbraio 1769 inviata da “Massarosa alla Marina di Lucca” (Carteggio di Corrispondenza tra Ruggiero Giuseppe Boscovich e giovan Stefano Conti del 1769-1784, Volume V/II, conservato presso INAF – Osservatorio astronomico di Brera). Vale la pena ricordare che Massarosa fece parte del comune di Viareggio fino al 1870.
Nella “Storia di Lucca dalla sua origine fino al MDCCCIVX, Tomo Primo” scritta dal Marchese Antonio Mazzarosa nel 1833 e pubblicata presso la Tipografia di Giuseppe Giusti in Lucca si legge:
«Fu per cagione di difendere, se potevano, questi acquisti [le rocche di Montramito e di Bozzano], che i Pisani rivolsero ogni sforzo alla marina di Lucca, ma riuscì loro vano e di gran danno, avendo avuto la peggio in un terribile scontro coi nostri verso Bozzano».
Infine nel testo “La Patria. Geografia dell’Italia, Province di Massa e Carrara, Lucca, Pisa e Livorno” compilata dal Professore Gustavo Strafforello, ed edita in Torino nel 1896 viene riportato:
«La Versilia. La parte più orientale delle Alpi Apuane colla sottoposta pianura fino al mare, con un litorale di 22 chilometri, costituiva già la marina di Lucca e appartiene alla provincia di Lucca nei mandamenti di Pietrasanta e di Viareggio».
Ecco perché, cari concittadini di Viareggio, questa presa in giro che ci rivolgono da “di là dal monte” è inventata, ma non troppo. Perciò in realtà c’è poco da sentirci offesi, perché in fondo, nonostante il nostro sentimento indipendentista, da un punto di vista storico siamo… Lucchesi di Mare.
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