Se la mi’ nonna aveva le rote – Storia della Viareggio che non fu

“Ah bi’, se la mi’ nonna aveva le rote, era ‘n caretto!”

Così diceva sempre mia nonna. Espressione colorita del concetto tanto naturale, quanto difficile da accettare per la mente umana, che “la storia non si fa con i se”.

Eppure, noi siamo fatti per sognare, per volare tra dimensioni che non sono mai esistite, e per dialogare con i nostri personali fantasmi, che si affacciano di tanto in tanto a riaprire dei “se”.

Viareggio, così placidamente adagiata sulla spiaggia chiara, accarezzata da un mare scuro, chiusa dalle vette affilate delle Apuane; con l’orizzonte che sfuma sui Monti Pisani sul Golfo di Spezia, è un luogo che ispira quiete e riflessione.

Così, quando torno qui, penso sempre molto, soprattutto se decido di ristorare la mia anima con una passeggiata sulla battigia, e non posso fare a meno di pensare anche a lei, alla mia città.

A com’è oggi e a come avrebbe potuto essere.

La storia dei progetti incompiuti a Viareggio è vecchia quasi quanto la stessa città.

Mura, castelli e torri nel mare

All’archivio di stato di Lucca sono presenti numerosi progetti di fortificazioni da edificare a Viareggio fin dal 1583, oggi anche consultabili online. Come si può vedere dai molti disegni presenti, la Repubblica di Lucca progettò numerose varianti di mura per la cittadina marittima, da quelle più semplici a opere complesse e maestose sul modello di quelle che proteggono tuttora il capoluogo. Particolarmente interessanti due progetti del XVIII secolo che prevedevano addirittura la realizzazione di bastioni o torri dentro il mare. Sappiamo che alla fine Lucca, probabilmente per gli ingenti costi e per le difficoltà di realizzazione di questi progetti o per le mutate condizioni geopolitiche, alla fine si accontentò di strutture militari assai più semplici per la difesa del suo sbocco al mare.

Probabile progetto di forte a Viareggio (1704)
Probabile progetto di mura a Viareggio (1641)
Progetto delle mura di Viareggio (XVII secolo)
Progetto delle mura di Viareggio con bastione in mare (XVIII secolo)
Progetto di fortificazioni marittime davanti a Viareggio (XVIII secolo)
Progetto di mura a Viareggio (1583)
Progetto di un forte a forma di stella a Viareggio (1704)
Progetto di un forte a Viareggio (XVII secolo)
Progetto di un forte a Viareggio (XVIII secolo)
Progetto di una torre a Viareggio (XVII secolo)
Secondo progetto delle mura di Viareggio (1583)
Secondo progetto delle mura di Viareggio (XVII secolo)
Terzo progetto delle mura di Viareggio (1583)
Terzo progetto delle mura di Viareggio (XVII secolo)

Una reggia degna di Versailles

A Largo Risorgimento c’è un monumento moderno nel quale hanno trovato nuova vita le colonne dell’antico Palazzo Cittadella, già casinò e poi municipio, danneggiato dalla furia della guerra e abbattuto in seguito. Pochi sanno che quel palazzo altro era solo l’ala destra di quello che sarebbe dovuto essere un grande palazzo reale della famiglia Borbone. Il progetto, mai realizzato, è stato magistralmente ricostruito in un plastico dell’artista Andrea Pucci, in mostra a Palazzo Paolina nel 2020.

Andrea Pucci, plastico del Palazzo Reale Borbone che doveva inglobare il Palazzo Cittadella

Dal centro della reggia sarebbe dovuto partire un viale di collegamento con i giardini che avrebbero dovuto occupare un’area compresa fino a via dei Comparini e poi col parco che si sarebbe esteso fino a Torre del Lago. Sarebbe dovuto sorgere anche un nuovo ponte sul Burlamacca.

Andrea Pucci, plastico del Palazzo Reale Borbone che doveva inglobare il Palazzo Cittadella

L’attuale Villa Borbone avrebbe quindi dovuto essere solo il casino di caccia e le scuderie del mai realizzato palazzo reale e la Pineta di Levante ne sarebbe stata la riserva.

La morte di Maria Luisa di Borbone nel 1924 segnò la fine del progetto, abbandonato definitivamente dal figlio Carlo Ludovico.

Andrea Pucci, plastico del Palazzo Reale Borbone che doveva inglobare il Palazzo Cittadella

Un secondo Canale Burlamacca

Il 7 dicembre 1907 l’onorevole Giovanni Montauti presentò alla Commissione per i porti della Provincia di Lucca il progetto “Sulla sistemazione del porto di Viareggio”, che prevedeva la realizzazione di un canale navigabile parallelo al Burlamacca, lungo 1314 metri e largo 50, che sarebbe dovuto partire dall’angolo della nuova scogliera e sarebbe dovuto terminare nei pressi della vecchia stazione ferroviaria.

Sistemazione della passeggiata

Nel 1929 gli architetti Ugo Giusti e Galileo Chini presentarono alla Fiera di Milano del 1926 un “Progetto di sistemazione della Passeggiata” che prevedeva che gli stabilimenti balneari fossero composti da una serie di cabine perpendicolari alla linea di riva, le quali avrebbero dovuto formare una sorta di una passeggiata monumentale rialzata rispetto alla spiaggia. Al centro avrebbero dovuto trovarsi fontane, aree verdi, pagode e locali, sul modello tipico dell’architettura termale europea di quel periodo.

Il progetto riscosse il plauso della stampa e ampi consensi, ma non fu mai realizzato.

Un grattacielo davanti al mare

Nel novembre del 1930 la rivista mensile “Rassegna di architettura” presentò il progetto dell’architetto Angelo Crippa relativo ad un grattacielo di 26 piani da realizzarsi nella zona dopo via Marco Polo, di fronte allo stabilimento balneare “Lido” e che avrebbe dovuto ospitare un albergo di lusso con tanto di spiaggia privata di oltre 550 metri.

A servizio della struttura, ci sarebbe stata anche una passeggiata sopraelevata, costituita da un lungo porticato ove avrebbero trovato posto negozi, locali, e aree espositive accessibili dagli stabilimenti balneari.

Un viale dalla stazione nuova al mare

Il Piano Regolatore di Viareggio, redatto dal 1931 al 1942 dall’architetto Raffaello Brizzi, coadiuvato dagli ingegneri Luigi Leonzi e Alfredo Belluomini, ipotizzava la realizzazione di un grande viale che avrebbe collegato la nuova stazione ferroviaria e i viali a mare.

La nuova stazione ferroviaria di Viareggio, davanti alla quale sarebbe dovuto sorgere il grande viale

Per realizzare quest’opera si sarebbero dovuti demolire tutti i fabbricati delle vie Mazzini, XX Settembre e San Martino, per un totale di 211 edifici dell’attuale multietnico centro di Viareggio, tra i quali diversi di pregio: la Scuola Elementare “Pascoli”, l’istituto delle Dorotee, la Chiesa di San Paolino, gli Ospizi Marini e il Palazzo delle Muse.

Nonostante il parere positivo della stampa di regime, il commissario prefettizio del comune Raffaele Casali, accantonò il progetto in quanto troppo oneroso, risparmiando alla città un immenso scempio del suo patrimonio storico-artistico.

Un quartiere nuovo

Nel 1946 l’architetto Galileo Chini presentò un avveniristico progetto di sviluppo della Marina di Levante, ormai libera dal Balipedio, che prevedeva la realizzazione di un un viale a mare tra le darsene e Torre del Lago, alle cui spalle sarebbe sorto un quartiere elegante con ville, alberghi, ristoranti e uffici, al cui centro si sarebbe trovato un grande casinò.

Il progetto di Galileo Chini per la Marina di Levante (1946) – particolare dell’ingresso degli impianti sportivi

Inoltre, ci sarebbero dovute essere strutture sportive di prim’ordine: un campo di corse al trotto, un ippodromo per il galoppo, con tanto di clinica veterinaria, e un grande stadio olimpico.
Infine, lo studio prevedeva anche la realizzazione di un “villaggio marinaro” e la ricostruzione di un angolo di Giappone dove poter svolgere la “Settimana Pucciniana”.

Il progetto di Galileo Chini per la Marina di Levante (1946)

Nonostante gli ampi consensi, il progetto rimase solo tale, consentendoci oggi di godere ancora oggi della Pineta di Levante.

La villa scomparsa nel nulla

Villa Martinelli, grande villa liberty tra via Buonarroti e via Carrara, fu demolita negli ani ’60 per far spazio all’ennesimo anonimo condominio. Purtroppo fu tutt’altro che un evento isolato negli anni sciagurati del sacco edilizio che cambiò in peggio la faccia della città. La differenza con le altre demolizioni fu però la promessa di ricostruire fedelmente l’edificio all’angolo tra via Zara e via Buonarroti. Le pietre furono effettivamente segnate e smontate una ad una, e il costruttore dichiarò di averle depositate in un magazzino. Dopo qualche mese denunciò però il furto dei fregi di maggior interesse e la villa non fu mai ricostruita. Secondo alcuni le pietre sarebbero ancora in qualche deposito, secondo altri furono vendute, rubate o riutilizzate. C’è chi sostiene invece, che in realtà si troverebbero proprio sotto i moderni palazzi che divorarono il gioiello liberty.

Il Piano Rogers

Nel settembre del 1999 fu presentato il “Piano particolareggiato della Passeggiata di Viareggio”, commissionato all’archistar Richard Rogers per la cifra record di 900 milioni di lire e mai realizzato. Anche perché, a detta dello stesso architetto che lo redasse, sarebbero serviti almeno otto anni e 180 miliardi di lire per attuarlo.

Particolare del Piano Rogers (1999)

Il progetto prevedeva una serie di interventi molto dettagliati, dal semplice restyling dell’arredo urbano, a più ampie modifiche della viabilità cittadina, fino al maxiprogetto di un pontile da realizzare all’altezza di via Marco Polo, sul quale sarebbe dovuto sorgere un acquario ed un centro di desalinizzazione delle acque marine.

Veduta d’insieme del Piano Rogers (1999)

Progetti di viabilità

Nello studio del Piano Strutturale di Viareggio firmato nel 1998 dal professor Boggiano si ipotizzò di ripristinare la funzione di via di comunicazione dei canali cittadini, al fine di alleggerire il traffico urbano sempre più congestionato.

A inizio anni 2000, durante le campagne elettorali comunali, si cominciò a sollevare il tema della riapertura della vecchia stazione ferroviaria e la costruzione di altre piccole stazioni sulla linea ferroviaria esistente al fine di creare un sistema di trasporto metropolitano.

Purtroppo però, nessuna di queste cose è andata in porto finora, il che è davvero triste si se pensa che cento anni fa il tram a Viareggio e in molte altre città vicine, come Lucca, già c’era. La nostra città ne aveva ben due linee: una litoranea la collegava con Forte dei Marmi, mentre l’altra con Camaiore.

Acquapark

L’idea di realizzare un acquapark a Viareggio è stata valutata numerose volte nel corso degli anni, l’ultima nel 2014 col progetto Valleverde, sostenuto dall’allora sindaco Betti. Se questo progetto fosse stato approvato, sarebbe sorto non solo il parco acquatico, ma anche un grande complesso turistico-ricettivo, un campo da golf, una tensostruttura e altri edifici su una delle ultimissime aree agricole di Viareggio, nei pressi del casello autostradale.

L’area che sarebbe stata occupata dal progetto Valleverde

Fortunatamente così non è stato, e si spera che invece in futuro possa essere piuttosto presa in considerazione l’idea di realizzare, finalmente, un Parco Agricolo Urbano che tuteli la poca campagna residua nella fascia che si estende dalla Migliarina a Torre del Lago.

Rendering del progetto Valleverde

La grande GAMC

L’attuale Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (GAMC) di Viareggio, è nata a inizio anni 2000 dall’unione delle collezioni d’arte comunali e della vastissima donazione Pieraccini.

Tuttavia, non è che una versione ridotta di ciò che sarebbe potuta e dovuta essere: infatti nel 2018, alla morte del senatore Giovanni Pieraccini, la parte più cospicua della sua donazione non andò al comune come invece prevedevano accordi precedenti, ma ad un istituto caritatevole cittadino, l’Istituto del Sacro Cuore (o Poveri Vecchi, come affettuosamente chiamato dai viareggini).

Il motivo di ciò è che l’onorevole non gradiva la sistemazione troppo angusta che il comune aveva riservato alle opere già donate, nonostante i suoi numerosi appelli.

Un’occasione purtroppo persa.

Progetti politici: la provincia di Versilia e il Comune Unico della Versilia

Per lunghi anni si discusse la possibilità di rendere Viareggio sede di provincia. L’ultima proposta di legge fu avanzata nel 2004 e riguardava l’istituzione della Provincia della Versilia (Maria Claudia Ioannucci, n. 1333, 24 febbraio 2004), e fu respinta.

Un’altra idea che ricorre da decenni, incontrando fortuna variabile, è la fusione dei sette comuni della “Versilia allargata” in un’unica amministrazione.

Tuttavia, nonostante che il tessuto urbano, ormai da tempo, si sia già di fatto totalmente fuso in un unico conglomerato, la politica ancora non si è decisa ad accettare la prospettiva di una Città di Versilia. Forse a causa dei tipici campanilismi toscani, forse perché affezionati a un più consistente numero di poltrone e poltroncine disponibili.

Oggi si continua, come ieri, a fare progetti per il futuro di questa città. Dal completamento dell’Asse di Penetrazione, tanto discusso, alla Cittadella dello Sport, ai parcheggi sotterranei in Passeggiata, fino alla romantica proposta di Viareggio Lenta, che sogna una città in gran parte pedonale e a quelle di Viareggio più Verde, che vorrebbe la realizzazione di boschi urbani.

In questi anni, la città è in corso di trasformazione e grandi sfide sono all’orizzonte, come il recupero del grande lotto ex Salov, sperando che ci sia la volontà di tutelare le fondamenta dell’antico castello di Viareggio che dormono là sotto, dell’ex Deposito Clap e dell’ex Fervet. Chissà come sarà la città del futuro.

Chissà come sarebbe potuta essere la città del presente, se…

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Gabriele Levantini nasce a Viareggio il 10 aprile 1985. Chimico per lavoro e scrittore per passione, dal 2017 gestisce il sito Il Giardino Sulla Spiaggia. Seguimi sul mio blog: https://ilgiardinosullaspiaggia.wordpress.com