Un ritratto elegante

La mostra Antonio Canova e il Neoclassicismo che è in corso a Lucca offre spunti interessanti per osservare le opere da diversi punti di vista.
Oltre alla bellezza dei gessi del Canova, la mostra espone sculture in marmo e dipinti di artisti lucchesi, e non solo, che rendono l’esposizione molto elegante.
Fra queste opere spiccano in modo particolare i ritratti.

D’altronde non è un caso. Nel Settecento esplode la moda del Grand Tour grazie alla quale non solo studiosi, ma anche rampolli di importanti e nobili famiglie, intraprendono il viaggio in Italia per visitare le principali città d’arte: Venezia, Firenze, Roma, Napoli … e fra una sosta e l’altra chiedono di essere immortalati a ricordo del viaggio.
Non solo. I ritratti, all’epoca, erano come le nostre fotografie e, spesso, venivano usati anche per combinare matrimoni o appesi ai muri dei grandi palazzi, a decoro della stanza.
Un ritratto lascia al pubblico che lo osserva tantissime informazioni, certo sulla tecnica del pittore, ma anche sull’arredo e sui costumi.
Studiare l’evoluzione e la Storia del Costume è un qualcosa che mi affascina, ecco perché oggi voglio parlarvi di questo splendido Ritratto di Dama di Bernardino Nocchi.

Bernardini Nocchi, Ritratto di dama, 1770-1780. Cittadella Collezione Bevilacqua.

Lucchese di nascita, Nocchi si forma sotto Giuseppe Antonio Luchi a Lucca per trasferirsi nel 1767 a Roma, città che richiamava artisti da tutta Italia e non solo, vero motore artistico e centro dell’ormai nascente Neoclassicismo.
D’altronde la mostra di Lucca vuole proprio evidenziare questo sentore comune, tanto che altri lucchesi
raggiungeranno Bernardino, come per esempio il conterraneo Stefano Tofanelli.
Torniamo alla nostra dama. Nocchi riesce perfettamente a mettere in evidenza l’altezzosità della stessa che posa per il pittore conscia del suo rango.
Lo sguardo indagatore di Bernardino ci fa percepire questa tronfia pomposità rendendola leggibile nei tratti somatici del volto e nella bellezza dell’abito.

Particolare del corpino a punta e dei gioielli


Quest’ultimo presenta tutte le caratteristiche dell’abito della seconda metà del Settecento: corpino aderente in vita, che termina con una punta abbastanza allungata verso il basso: quanto soffrivano le povere dame pur di ottenere questi vitini da “vespa”: irrigidite all’interno delle stecche di balena, facevano tirare i lacci dei corpini dalle cameriere che le vestivano, all’inverosimile! E si sveniva che era un piacere!!
Vi svelo però un segreto: non si sveniva solo per il corpino stretto, ma anche perché… era una moda! La dama doveva sembrare fragile e delicata, nobile fanciulla dalla salute cagionevole, cosicchè il cicisbeo poteva sorreggerla!
Altrettanto generosa la scollatura, ricordiamolo il Settecento è un secolo libertino, da cui si intravede un
delicato velo arricciato che probabilmente decora la camicia di pulizia utilizzata sotto il corpino.
Le maniche sono gonfie e strette al gomito con una bella cascata di pizzo le cosiddette engageantes, tipiche del secolo, strette da un fiocco rosa che richiama quello che sorregge il mazzetto di fiori appuntato sul petto.
La gonna, ampia, è sostenuta ai fianchi da un panier: pensate che l’ampiezza di queste gonne era tale che a volte le donne dovevano passare di lato attraverso le porte, porte di cui si aprivano, ovviamente tutti e due i battenti.
Il tutto corredato da fili di perle, non solo sull’abito, ma anche sulla parrucca.

La pennellata di Nocchi entra nel dettaglio e definisce i petali del mazzolino di fiori, ma anche la trasparenza del tessuto che crea il fiocco rosa appuntato sulla scollatura.
Bella la trasparenza della collana di perle nonché dei rubini rossi appuntati sull’abito

Nocchi riesce a rendere perfettamente la marezzatura verde salvia dell’abito di taffetas , di cui sembra
possiamo percepirne la graffiante setosità: la luce gioca con le pieghe dell’abito e ne rende tutta la sontuosità ed eleganza.
Bello il contrasto del manto rosso che si appoggia al braccio della dama..
E l’acconciatura… diciamo che la nostra dama si è contenuta nella parrucca; si perché nel Settecento le
acconciature erano esagerate, tanto che i parrucchieri salivano anche su piccole scale per issare nel colmo
della stessa, fiori, cappellini o … piccole barchette … i parrucchieri, così amati dalle dame, a cui confidavano i loro segreti e da cui si aspettavano di udire pettegolezzi che riguardavano altre dame da tenere d’occhio…

Splendido dettaglio del pizzo della manica


Ovviamente non poteva mancare il ventaglio, vero … scettro delle dame dell’epoca!
Possiamo dire, quindi, che Nocchi ha reso perfettamente, grazie all’abilità nel disegno di cui era
particolarmente dotato, tutto l’armamentario elegante di una dama del Settecento che il suo ritratto ci
racconta e che ci permette di viaggiare indietro del tempo.

Se anche voi amate viaggiare nei secoli, potete seguirmi nel mio blog: www.arteapalazzo.it

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Storica dell'Arte e Guida Turistica Abilitata in italiano e francese. Le mie grandi passioni sono l' arte e la Storia della Moda e del Costume.

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