Ciao sono Lida Nieri, e stamani sono alla Cittadella del carnevale di Viareggio, agli hangar dove si costruiscono i carri di cartapesta ovvero le coloratissime costruzioni animate che sfilano per i viali a mare durante i corsi del Carnevale. Più precisamente sono dentro all’hangar del carro di FantasticArte cioè Priscilla Borri, che ho qui davanti a me – Ciao Priscilla! – e al socio-collaboratore Antonino Croci detto Tonino – Ciao Tonino!
Bene, sono qua per farvi qualche domanda in modo da dare un’infarinatura, come si suol dire, a chi non ha la minima idea di quanto lavoro ci sia dietro l’uscita di un carro come questo che, se non sbaglio, è di seconda categoria.
Innanzi tutto, chi di voi spiega come nasce un carro di Carnevale? Priscilla, che ne dici di partire tu?
P: Volentieri… Dunque, c’è un’idea, un pensiero attinente all’epoca che viviamo, ad esempio, un tema sociale o anche politico, da cui si cerca di capire cosa poter mettere in evidenza. Da lì si parte con degli schizzi e un’elaborazione su carta, poi arriva il bozzetto, che non è solamente un disegno fatto su cartoncino 70/100 perché già in se cova una serie di significati legati alla struttura e alle movimentazioni e, nella pratica, è un disegno che porta in sé tutto il carro. L’aspetto strutturale va considerato fin dai primi albori e per questo motivo, professionisti specializzati coadiuvano la realizzazione della struttura. Noi di FantasticArte, ad esempio, ci avvaliamo del supporto di alcuni studi di ingegneria. La nostra ditta è formata da due soci, Priscilla Borri e Antonino Croci, entrambi provenienti da esperienze in settori diversi e che, accomunando le competenze, portiamo a compimento il lavoro complessivo. Tonino è un movimentatore e valido carpentiere, sono tantissimi anni che lavora ed è in grado, assieme a me di mettere a punto l’idea legata alla movimentazione delle varie parti del carro. L’idea prende forma con l’apertura vera e propria del cantiere, quando assumiamo il personale e si da il via alla costruzione materica del carro.
Priscilla, nello specifico cosa significa carro di seconda categoria?
P: È un carro a metà budget rispetto a quelli di prima categoria, come altezza raggiunge al massimo i 12 metri mentre i carri grandi, si sa, possono superarli e addirittura – se non ricordo male – ce ne sono stati alcuni in passato che sfioravano i 22 metri! E’ naturale che anche il numero dei figuranti che salgono sopra la struttura sia di numero ridotto rispetto a quelli di prima categoria.
Passerei a questo punto, a Tonino. Ci conosciamo da tempo e già sapevo del tuo amore per il carnevale ma non avevo assolutamente capito che la tua è una passione di vecchia data e che da molti anni passi qua i tuoi mesi invernali, in questo capannone pieno di colori e fantasia, di odori pungenti di vernici, di rumori e scintille di saldatrice, insomma, un ambiente allegro e festoso ma pure molto impegnativo e di fatica fisica. In una sola parola, riassumici questo tuo amore per il mondo della cartapesta. Una sola parola, mi raccomando!
T: Guarda, ti direi… creatività. Sono un creativo anche al di fuori di questo lavoro, anche a casa mia per esempio, dove mi diletto nel fare cose varie. La creatività è una caratteristica che ti porti dietro ovunque. E una cosa è certa: da questo lavoro, se non lo si fa con una vera passione, ci si allontana presto. Perché è un mestiere difficile e faticoso.
Dai, raccontaci qualcosa dei tuoi inizi…
T: Il prossimo anno sono 30 anni che lavoro in questo mondo, iniziai appena quattordicenne.. Partii dalla base, dal semplice lavoro del prendere la creta e metterla sui telai. Poi imparai a toccare e lavorare la cartapesta e in seguito a rifinirla. Dopo, a poco a poco, mi specializzai nella carpenteria e nella movimentistica dei mascheroni.
Bene, ora rivolgo a te, Priscilla, la stessa domanda. Tra l’altro, sento dalla tua parlata che non sei nativa viareggina, quindi, intanto dicci da dove vieni.
P: Sono fiorentina.
E allora siamo curiosi di sapere come è nata la tua passione per la lavorazione della cartapesta.
P: Ho fatto un iter di studi legato alle arti, dal liceo artistico all’Accademia di Belle Arti a Firenze, in Piazza San Marco, diplomandomi in scultura. Successivamente mi sono girata un po’ attorno e ho capito che l’unica grande manifestazione che dava una possibilità all’espressione artistica, era il Carnevale di Viareggio. La città di Viareggio ha da sempre investito molto in questa manifestazione, forse è uno dei pochi casi in cui si è riusciti a trasformare l’estro artistico in vera e propria attività, è stato in qualche modo oltrepassato quel sentore amatoriale. Il Carnevale mi affascinava anche da piccola, quando venivo da Firenze per vedere il corso, la domenica. L’ho sempre amato tanto, era (ed è) un sogno portato avanti con tenacia, un sogno che iniziò a prendere forma quando decisi di provare col mio primo bando di concorso in Fondazione, per le maschere isolate. Da lì entrai nel pieno del meccanismo della manifestazione.
Il Carnevale a Viareggio iniziò sul finire del ‘800, ci fu una pausa bellica ma in sostanza esiste da oltre 140 anni ed è orientato alla satira politica, in pratica da sempre. Parlando degli ultimi anni, vi chiedo: le tematiche dei carri sono sempre le solite o sono cambiate?
P: Il Carnevale di Viareggio è una manifestazione popolare ed è sempre stata attenta all’attacco al potere costituito. Forse in passato c’era maggiore sberleffo per i politici di turno e per i vari poteri consolidati, con uno Stato che aveva più solidità e i personaggi in carica che duravano maggiormente rispetto ad oggi. E’ naturale quindi, che i temi allegorici si siano spostati verso altri argomenti comunque di interesse collettivo, ad esempio l’ambiente e il fatto dell’innalzamento del riscaldamento globale terrestre, o piuttosto la questione migranti, che è un tema nuovo, di quest’epoca, anche se non vogliamo dimenticarci che, emigranti, siamo stati anche noi, in passato… Quindi effettivamente l’attenzione è anche verso settori al di fuori della politica, mi viene in mente ad esempio, il mondo dello spettacolo e della televisione. Diciamo che i temi cambiano con il cambiare della società. Anzi, vorrei azzardare che qui a Viareggio, il nostro Carnevale è piuttosto di avanguardia perché ha spesso un aspetto di previsione, anticipa quello che negli anni a venire sarà molto discusso. E questo perché gli artisti hanno un livello di attenzione e di sensibilità maggiore che li porta a sviluppare tematiche ed emozioni dagli altri ancora non ben delineati.
E qui permettetemi di aprire una parentesi. Noto con piacere che oggi, la gente e in particolare chi viene da fuori, ha iniziato a considerare ed apprezzare non solo la manifestazione in sé, piuttosto, gli artisti per ciò che realmente sono ovvero coloro che rendono visibile un pensiero, un’ispirazione. Mi spiego meglio: chi viene a Viareggio non lo fa solo per quelle tre ore di gioia dove ci si diverte tra i coriandoli mentre si sgranocchiano noccioline o si gusta un bombolone, ma con la consapevolezza di osservare l’opera di un’artista, insomma, c’è un livello maggiore di considerazione verso il maestro carrista che viene pertanto riconosciuto un vero professionista dell’arte, tipo ad esempio come lo scrittore con i suoi libri o il regista con i film.
P: Proprio così. Il carrista è un individuo attento alle cose che gli si muovono attorno e in qualche modo con la sua opera lancia un messaggio alla comunità. E vi lascio immaginare quanto sia difficile investire energie in questo settore nella società odierna e soprattutto in un paese come l’Italia dove ci sono un sacco di problematiche, anche economiche. Comunque questa è una terra particolare e io, venendo da Firenze, me ne sono resa conto subito. E’ un territorio che ha dato i natali a molti artisti e personaggi, non solo in campo pittorico e scultoreo ma anche musicale, teatrale e televisivo. Qua si è sempre creduto molto nell’individuo e probabilmente sono state attuate delle politiche idonee per far sì che certe realtà artistiche emergano. Quindi un plauso a chi ha fatto in modo che questo accadesse!
Bene! Siamo al termine di questa nostra chiacchierata. Mi resta un’ultima domanda che, se vogliamo, è assai scontata. Oggi è il 9 gennaio, manca un mese esatto alla prima uscita ufficiale sui viali a mare, il primo corso di Carnevale che sarà sabato 9 febbraio. Quindi, Priscilla, Tonino… a che punto siete coi lavori?
T: La domanda sorge spontanea, è vero! E io ti rispondo volentieri perché la situazione è buona. Completati i lavori più importanti, ora stiamo perfezionando le meccaniche. Vogliamo rifinire al meglio la struttura. Potrei dirti quindi che, coi tempi ci siamo!
Quindi non rischierete di passare le ultime notti lavorando come forsennati dentro al gelido hangar, come a volte si sente dire e come cita pure una famosa canzone del Carnevale, mi pare…
T: Eh, appunto! Sembra facile fare un mascherone ma attorno c’è veramente tanto lavoro, anche di assemblaggio. Comunque, ripeto, noi non ci lamentiamo!
Sono contenta per voi. Significa che a monte c’è una buona organizzazione e intesa.
P: Indubbiamente! Quest’anno ho avuto l’opportunità di associarmi ad Antonino Croci, detto Tonino da tutti, da tutta la Versilia! – (risata generale) – che si sta rivelando una persona all’altezza per quest’avventura sui carri. Sono molto serena. Cosa molto importante per lavorare bene.
T: Per me vale altrettanto. Sono felice per come stiamo portando avanti la nostra unione lavorativa.
E allora, ragazzi, che dire a questo punto? Solo un grandissimo, ‘In bocca al lupo’!
P, T: Grazie!!!
Ecco qua il file audio dell’intervista completa a Priscilla e Tonino:
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