Non sono oggetti, non sono persone, non sono niente di riconoscibile, sono linee arrotondate, sono l’essenza della filosofia zen, sono il qui e l’ora, non hanno significato perché ne hanno molteplici, non hanno nome perchè ognuno ci veda quello che vuole. Questo sono le sculture di Kan Yasuda, che in questo momento è presente a Pietrasanta con la sua mostra temporanea “Oltre la Forma”.

Nonostante questa sia una mostra temporanea, di temporaneo qui Kan Yasuda non ha nulla, infatti è lui che da molti anni ormai dà il benvenuto ai quei viaggiatori che escono dai soliti percorsi turistici toscani e hanno voglia di arrivare a Pietrasanta in autobus o con il treno. Ad accoglierli in piazza della stazione, infatti, dal 2004 c’è Myomu (chiave di sogno), che informa subito che qui l’arte è di casa e apre uno spazio onirico in direzione della città pronto ad accogliere chi ha voglia di viverlo, chi ha voglia di perdersi nelle sue linee morbide che vanno oltre il tempo e oltre la forma, chi ha voglia di attraversarlo. Non è raro che questo attraversamento non sia solo immaginario, ma anche fisico: tanti sono i visitatori che passano attraverso Myomu, attraverso il sogno, come se fosse un passaggio necessario all’interno di un viaggio iniziatico che li porterà alla scoperta di una piccola cittadina fuori dal tempo e anch’essa oltre la forma, perchè proprio come le sculture di Kan Yasuda, anche Pietrasanta è pura essenza che trova la sua massima espressione nel marmo .

Pietrasanta si apre agli occhi dei suoi visitatori con un grande contrasto: il razionalismo della stazione accanto all’animismo cosmico della scultura di Yasuda.

Il razionalismo vede nelle linee geometriche e nelle forme pure e semplici un fine ben preciso, quello di rappresentare lo scopo per cui un edifico viene costruito, basta con orpelli e inutili decori; lo stile di Kan Yasuda, seppure minimalista, non aspira a nulla di specifico, nessuno scopo, e un’opera che non rappresenta niente contiene il tutto, dobbiamo solo trovare il nostro tutto con il silenzio, con la meditazione, con l’invisibile. Le sue sculture non hanno un significato solo, le sue sculture hanno uno, nessuno e centomila significati in base all’io che lo sta guardando e agli stimoli del momento. È per questo che l’artista non ha voluto mettere cartellino con il titolo dell’opera, perché l’arte va vissuta, non va definita.

Una scultura, nessun nome, mille significati.


Giada Paolini

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