In Toscana di solito si scrive carnevale e si legge Viareggio: è questo infatti un binomio consolidato, che richiama ogni anno tantissimi visitatori in zona e certamente a livello nazionale poche manifestazioni carnevalesche hanno la risonanza dei corsi mascherati viareggini. Tra i tanti piccoli e meno noti carnevali toscani dedichiamo oggi la nostra attenzione a quello di Pietrasanta, con caratteristiche particolari e un buon successo di pubblico; la sua storia parte già all’inizio dello scorso secolo ed è legata alla vocazione artistica di quella che viene spesso chiamata ‘la piccola Atene’.. ma in che modo? Nel 1910 un gruppo di brillanti insegnanti dell’Accademia di Belle Arti organizza una sfilata in maschera legata al Buonarroti, chiamandola ‘Il grande corteggio di Michelangelo’: i figuranti attraversano Pietrasanta con una mascherata a tema, rievocando il grande artista, il trasporto del marmo e persino il calcio storico di Firenze; insieme all’arte rivista in chiave goliardica non manca di certo l’occasione per gustare in allegra compagnia i tipici ‘tordelli’ e del buon vino.
Negli anni venti Viareggio è già famosa per il carnevale e Pietrasanta cerca di seguirne l’esempio, allestendo carri allegorici in cartapesta e legname: sono abbastanza grandi ed elaborati, ma non raggiungono mai lo splendore di quelli della ‘perla del Tirreno’, anche perché le tematiche restano sempre piuttosto semplici e prive della satira pungente caratteristica delle sfilate viareggine.
Una festa carnevalesca a tema mediceo viene tuttavia organizzata con grande sfarzo nel 1935: nel giorno di San Biagio (patrono di Pietrasanta, che si festeggia il 3 febbraio) una rievocazione storica fatta a distanza di 4 secoli racconta l’arrivo di Cosimo I de Medici a Pietrasanta per prendere possesso delle chiavi della città.

I decenni successivi, prima a causa della seconda guerra mondiale e poi per problemi organizzativi ed economici, fanno purtroppo registrare una battuta d’arresto nell’entusiasmo carnascialesco a Pietrasanta; fino agli anni settanta non ci sono manifestazioni o sfilate degne di particolare nota, fino a quando viene costituito un comitato carnevale che con rinnovata energia dà impulso alle iniziative legate alla manifestazione. La cittadina viene suddivisa in ‘contrade’ che corrispondono alle varie località e frazioni; oggi le contrade sono 12 e si danno bonariamente battaglia non soltanto con i carri allegorici e le mascherate, ma soprattutto con due manifestazioni collaterali, ovvero le rappresentazioni teatrali in dialetto (‘La scartocciata’, ovvero racconti e scenette dal tono ironico e sapore schiettamente locale) e la rassegna di canzoni carnevalesche chiamata ‘Sprocco d’argento’.

Il nome della rassegna canora ci introduce al personaggio simbolo del carnevale pietrasantese, ovvero la maschera versiliese di Sprocco. Facciamo un piccolo salto indietro nel tempo e vediamo quando nasce ufficialmente questa maschera vestita di bianco e di celeste: siamo nel febbraio del 1959 e lo stimato giornalista fiorentino Mario Piloni, direttore di una compagnia dei teatro dialettale, decide di creare una maschera che rappresenti il folkore locale sostituendosi con accenti versiliesi alla più nota figura di Stenterello. Nasce cosi la prima versione di questa maschera, che si chiama al momento ‘Stranguglione’, ovvero boccone di cibo ingerito con gran voracità e in tutta fretta: la perfetta mascotte per lauti banchetti e baldorie di carnevale ha il suo battesimo ufficiale con la presenza di Egisto Malfatti, rappresentante della canzonetta viareggina. Nei primi anni sessanta viene creata la manifestazione canora, con grande successo, e il premio viene chiamato lo ‘Stranguglione d’Oro’, ma c’è chi dissente sul nome, considerandolo poco gradevole: a quel punto Piloni cambia nome alla sua creatura e la ribattezza ‘Sprocco’, ovvero il nome in dialetto di una pianta cespugliosa e spinosa, all’epoca molto diffusa nei terreni sabbiosi: un personaggio battagliero e pungente, nato dalla sabbia e difficile da estirpare, che darà poi il nome alla rassegna canora. Pochi anni fa Sprocco viene affiancato da una fidanzata perfetta per lui: dalla fantasia di Giovanna Piloni, figlia di Mario, nasce nel 2012 il personaggio di ‘Scalpellina’. La compagna di Sprocco veste una tuta da lavoro bianca e rosa (i colori di alcuni marmi della zona) e pur essendo dolce ha un carattere forte e determinato, come si compete a chi lavora il marmo. Le maschere del carnevale di Pietrasanta sono quindi legate al territorio della Versilia storica e sono molto amate dal pubblico, che segue con interesse le manifestazioni teatrali dell’associazione culturale Lo Sprocco (portata avanti, tra gli altri, da Giovanna Piloni e dal marito Mirko Massei, registi e autori teatrali fortemente legati al territorio). Nel 2019 ricorre il 60. Anniversario della creazione della maschera di Sprocco e per questo motivo in questi giorni sono state presentate delle iniziative speciali per celebrare il carnevale: il manifesto ufficiale è stato creato da Manolo Valdes, protagonista di una mostra tenutasi negli scorsi mesi a Pietrasanta, mentre lo scultore pietrasantino Francesco Galeotti ha realizzato una statua in marmo che raffigura proprio Sprocco mentre dona il suo cuore alla città e a Scalpellina.
Vi è venuta voglia di conoscere meglio il carnevale di Pietrasanta? L’appuntamento con la canzonetta (Sprocco e Scartocciata, rassegna canora e teatro in dialetto) è per il 23, 24, 25 e 26 gennaio, mentre i corsi mascherati sono previsti per il 10, 17 e 24 febbraio (3 marzo data di riserva in caso di maltempo nelle domeniche precedenti). Se ancora non vi basta il 5 marzo, martedi grasso, c’è la giornata dedicata al carnevale dei piccoli… Tante buone occasioni per vedere Pietrasanta in clima allegro e festoso!

Gilda Maestri
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