Badia di Cantignano: dai Romani alle abazie benedettine e camaldolesi

Badia di Cantignano ha radici romane. Si dice che Cantinius fosse un colono romano a cui fossero state date delle terre come premio ai suoi meriti militari.

Tutta la zona di Cantignano che allora comprendeva anche l’odierna Vorno, Guamo e Coselli si trovava in un punto strategico del territorio di Lucca; di fatto la circoscrizione rurale di Cantignano dominava la via che da Lucca, oggi Porta San Pietro, attraversando le odierne San Concordio, Pontetetto e Guamo, passava da Vorno e scavalcava il passo del Moriglione per raggiungere il Valdarno inferiore, Volterra e Pisa.

Ma quali altri segni hanno lasciato a Cantignano i Romani oltre alle vie? Non potevano mancare acquedotti e terme di cui i romani non sapevano farne a meno. Ricordiamoci che essi erano dei bravissimi ingegneri stradali ed ottimi idraulici. Si sa per certo che a Cantignano sorsero ricchissime ville romane, di cui si sono trovate tracce anche nella Badia.

Il Medioevo portò invece i benedettini a costruire la loro prima abazia nel sec.VII , di cui abbiamo tracce più o meno evidenti ancora oggi nei materiali e nelle decorazioni murali. Molto probabilmente furono aiutati dai Duchi longobardi e di altri donatori locali che resero ricca e prestigiosa questa abazia.

Seguirono i camaldolesi nei primi anni del XII° che ripararono la chiesa ed il convento fino a costruire 150 più tardi il nuovo convento e la chiesa di stile romanico, a croce latina. Il complesso doveva avere un aspetto maestoso e ben proporzionato. Staccati dal monastero si trovavano svariati edifici come lavatoi, forni, frantoi, stalle, laboratori ed altri ancora per uso quotidiano. Ma arrivò purtroppo la decadenza per i camaldolesi, così come era accaduto per i benedettini e nel 1351 il Capitolo Generale Camaldolese decretò il declassamento del monastero.

Ci sono decine di altri argomenti legati a questo periodo che mi riservo di raccontare in altra sede. Ma cosa accadde dopo il XIV? Iniziò il periodo delle commende e degli abbati commendatari, in cui la Chiesa affidava ad un estraneo la comunità monastica ed il suo patrimonio religioso. Poteva essere un cardinale ma anche un laico e qui comincia un’altra storia: quella delle gestioni da parte di famiglie lucchesi prestigiose, prime fra tutte dei Barsanti e dei Gigli.

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