Bagni di Lucca: la comunità inglese nell’Ottocento

In questi giorni molte persone più o meno esperte si stanno interrogando sulla ripresa del turismo in Italia, azzardando previsioni, dando consigli sui luoghi che potranno ripartire per primi, sulle modalità e l’idea che va per la maggiore è quella di un turismo locale, di prossimità, quello che in inglese è definito staycation, ovvero diventeremo più che mai turisti a casa propria

Quindi mi sembra opportuno suggerirvi Bagni di Lucca, un luogo poco distante dalla città e che in passato è stato un centro turistico notevole grazie alle sue benefiche acque termali, note fin dai tempi antichi, ma soprattutto come la presenza dei forestieri, inglesi, in gran parte abbia lasciato delle tracce evidenti ancora oggi nel territorio. 

Il loro modo di viaggiare non era poi così diverso dal nostro, ovvero ciò che contribuì a richiamare la presenza straniera fu il paesaggio tipicamente romantico: boschi incontaminati, torrenti, cascate, montagne e dirupi, un costo della vita modico ed infine quel senso di ospitalità, di accoglienza che invece forse noi dovremo tornare ad esercitare meglio. Così vengono descritti gli abitanti da Snow: “longevi, forti, di buon aspetto, robusti ed instancabili lavoratori (molti di questi vendono immagini all’estero), pazienti, ordinati, rispettosi della morale, della religione, per niente cambiati o contaminati dalla presenza di stranieri, di semplici ma genuine maniere”. In pratica erano servizievoli: portavano l’acqua e la legna nelle case o i loro prodotti delle montagne, accompagnavano gli ospiti in portantina o a dorso di mulo nelle varie escursioni. Considerate che l’accesso agli stabilimenti termali non era così semplice. Erano raggiungibili attraverso sentieri sconnessi che per una persona di salute cagionevole diventavano quindi quasi inaccessibili, così si diffuse la figura del “portantino”, un po’ come degli sherpa o delle attuali guide ambientali, che armati di poltrone con stanghe, conducevano i villeggianti, alle terme ma anche in gite nei dintorni. Pensate che sono stati ritrovati i tariffari di escursioni a Foce a Giovo e altre destinazioni! Altro fattore da non sottovalutare anche per l’epoca era la sicurezza: la polizia era eccellente e molto disponibile con i forestieri.

Prato Fiorito
Prato Fiorito

Gli anglosassoni, come oggi, prediligevano soggiornare nelle ville appartenute in precedenza alla nobiltà lucchese o creavano luoghi piacevoli come Villa Stisted. Interessante è sottolineare che possiamo evincere il loro modo di far vacanza, i loro posti preferiti grazie alle prime guide turistiche della zona che furono scritte proprio da questi antesignani travel bloggers. 

Finchè ci fu Elisa Baciocchi come reggente del Principato di Lucca, anche le presenze dei francesi erano importanti, una volta però terminato il suo governo e subentrata Maria Luisa di Borbone e suo figlio, gli inglesi presero il sopravvento da aprile ad ottobre. Grazie ai registri delle presenze dei carabinieri (e ancora non vi sfuggirà il paragone con l’attualità) è possibile avere questi dati e notare che il picco fu raggiunto negli anni ‘40 dell’800, causa anche l’apertura del Casinò. Tuttavia, a Bagni di Lucca avvenne lo step successivo, ovvero al di là degli occasionali visitatori per periodi più o meno lunghi, si installò una vera e propria comunità inglese in maniera quasi permanente e ci fu un vero e proprio scambio culturale. Gli storici locali narrano infatti che, anche nelle famiglie locali meno agiate, c’era l’abitudine di prendere il tè alle cinque e spesso grazie al contatto costante con lo straniero nelle strutture ricettive, il personale parlava francese e ’inglese! 

Era un motivo di vanto soggiornare in questa località termale, non pensate però solo all’aristocrazia del tempo, bensì anche se in numero minore venivano i negozianti, i professionisti, gli artisti, i banchieri e i religiosi. In realtà questa mole di villeggianti toccò al massimo le 400 presenze che su una popolazione di 8000 persone e considerata l’epoca fa un certo effetto. Così fu attrezzata l’accoglienza: 5 alberghi a Ponte a Serraglio e 2 alla Villa più un centinaio di case in affitto. Soprattutto quest’ultime diventavano un luogo di incontro per conversazioni e scambi di notizie che viaggiavano ad una velocità diversa rispetto a quella attuale. 

Non mancavano certe comodità, per lo spirito la chiesa, ma anche negozi, dove poter trovare prodotti cari al popolo anglosassone: la birra forte, il tè, il formaggio inglese, le spezie, i medicinali, i profumi e  le candele di cera. C’erano i medici stranieri e infine farmacie dal titolo altisonante come dell’Ambasciata Britannica e della Legazione Britannica e che sono tuttora esistenti anche con i loro arredi originali e preparati dell’epoca. Mai sentito parlare del curry della farmacia Betti?

Interno Farmacia Betti
Interno Farmacia Betti

Oltre a curarsi il corpo con le acque termali come passavano il tempo questi villeggianti? Avevano a disposizione il Circolo con giornali e libri in lingua, fu allestita in seguito una biblioteca presso una villa privata e poi si potevano prendere lezioni di canto, disegno e di lingua italiana. L’intrattenimento che andava per la maggiore erano però i social parties organizzati dalle varie famiglie e i picnic parties nei luoghi più suggestivi. Duravano dalla mattina alla sera e si partecipava rigorosamente in costume “da contadino” sia uomini che donne. Si arrivava accompagnati da una guida, un abitante del luogo, e il cibo era portato in ceste appese ai muli. I cosiddetti paesaggi pittoreschi con boschi, rocche, grotte ombrose e scoscesi burroni esercitavano un fascino incredibile, così racconta il poeta Percy Bhysse Shelley a un amico per lettera invitandolo a venire. 

Non posso però infine non parlarvi dei coniugi Stisted: Henry Stisted, tenente colonnello, proveniente da famiglia di origine italiana che al termine della sua carriera militare (combatte anche nella battaglia di Waterloo contro Napoleone) sposa l’irlandese Elisabeth Swinny e decidono di partire per un viaggio in Europa nel 1827. Probabilmente non si sarebbero mai immaginati che non avrebbero più fatto ritorno in terra natia, nemmeno da morti, in quanto le loro spoglie sono nel cimitero inglese di Bagni di Lucca. Comunque, arrivarono in Italia nel 1828 e si persero tra Verona, Firenze e Roma per giungere a Lucca nel 1834. Essendo una coppia benestante, non fu per loro un problema essere ricevuti a Viareggio da Carlo Ludovico di Borbone e sembra che da subito nacque una sincera amicizia e una frequentazione regolare. Addirittura, pare che sia lo stesso duca ad avere introdotto gli Stisted alla città termale e rimasti così impressionati dai luoghi decisero di trasferirsi nei mesi estivi quando anche il loro amico era presente. Dapprima in albergo e poi nei mesi invernali tornavano a Firenze. Con il passare del tempo, però ogni scusa è buona per fuggire dalla città e tornarsene ai Bagni. Quindi appena si presentò l’occasione affittarono e poi comprarono la villa della signora Mary Broderick, costruita appositamente dall’architetto lucchese Lazzarini, in prossimità del torrente Lima. L’edificio aveva le caratteristiche del tipico villino romantico, una biblioteca di ben 7000 volumi e un giardino, che per quanto si conosca ad oggi, è il primo esempio di giardino paesistico creato da un inglese a Bagni di Lucca. Il portico era lasciato in disordine con libri, quadri e mobili e non è difficile immaginare che tutti coloro di rango elevato e artisti celebri come Tennyson, Byron e Shelley si siano dati appuntamento in questa dimora. 

Henry Stisted
Henry Stisted

Chissà se anche noi potremo ritrovarci qui per scoprire il resto della città termale, appena tutto questo sarà finito!

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Mi chiamo Paola Moschini e dal 2012 faccio la guida turistica di professione. Mi piace dare spunti di riflessione durante i tour, paragonare il passato al presente e Lucca si presta benissimo a questo tipo di confronto. Puoi iniziare a conoscermi un po’ meglio e contattarmi su Instagram oppure attraverso il mio sito www.paolamoschini.com