L’Alta Versilia e Stazzema

Stazzema è un comune sparso, composto da molte piccole località, tutte situate in altura: in epoca molto antica la zona è proprio per questo motivo abitata dai liguri-apuani e dagli etruschi.

Dai documenti medievali sappiamo che era sottoposta ai nobili di Vallecchia e Corvaia, ma che dal 1225 passa sotto il dominio lucchese. Per un breve periodo, come Pietrasanta, anche Stazzema cade nell’orbita genovese, ma già dal 1484 diventa territorio fiorentino. Ci si potrebbe meravigliare dell’interesse dimostrato dai Medici per un territorio tanto difficile, montuoso, apparentemente non ricco; la risposta è proprio insita nella sua aspra bellezza e nelle risorse minerarie nascoste nelle rocce.

Le Alpi apuane vengono chiamate cosi per la loro conformazione morfologica, simile a quella delle Alpi; sono montagne antichissime, composte da materiali sottoposti ad una metamorfosi e trasformatisi prevalentemente in carbonato di calcio, ovvero marmo. Accanto a questo materiale nelle montagne sono presenti anche minerali estratti fin dall’antichità; in epoca medicea si cerca di intensificare il settore minerario e vengono potenziate queste attività estrattive.

Nel 1543 Cosimo acquista e ristruttura antichi mulini e ferriere, facendo costruire il Palazzo di Seravezza proprio allo scopo di controllare il commercio dei minerali e dei marmi della zona.

Se ci lasciamo alle spalle Seravezza incroceremo la località Gallena: è qui il complesso minerario più famoso, già sfruttato in epoca romana e medievale. I metalli estratti sono piombo, argento e zinco e il nome del paese viene probabilmente dal minerale denominato galeno; il villaggio viene costruito per volere di Cosimo I come alloggio per i minatori.

Poco più avanti troviamo Ruosina, dove nel 1560 i Medici fanno costruire un forno per trattare il ferro, materiale locale e anche proveniente dall’isola d’Elba.

Dopo questo paesino svoltando a destra al bivio troviamo Pontestazzemese; dopo una breve occhiata al Monte Forato, che da qui si vede benissimo, proseguiamo per Le Mulina, chiamato anche ‘paese degli esplosivi’. Qui già nel Quattrocento venivano realizzate le armi per le guardie fiorentine, e più tardi la polvere da sparo. Dalle miniere di zona si estraggono ferro, piombo, argento, zinco, pirite, magnetite, e salendo fino a Levigliani anche mercurio.

Monte Forato da Cardoso

A partire dalla metà del XVI secolo inizia un incremento demografico notevole dovuto allo sfruttamento delle cave di marmo e all’estrazione dei minerali, e tutti questi piccoli centri abitati si popolano.

Nel frattempo siamo arrivati a Stazzema; prima ma di entrare nel paese ci accoglie la Pieve di Santa Maria Assunta, sorta probabilmente sui resti di una fortificazione precedente. L’edificio esiste come pieve già dal IX secolo, ma viene poi ricostruito secondo i canoni dell’architettura romanica lucchese. L’aspetto attuale degli interni è seicentesco, ma ci sono anche opere precedenti, alcune di un certo rilievo; ci interessano però le colonne che sorreggono le navate: sono costruite in marmo cipollino (verdastro), cavato in zona. Gli altari sono tutti costruiti in marmi fioriti e in marmi mischi dai colori sgargianti, estratti dalle cave del Piastraio, situate appena sotto. La porta della sacrestia è in marmo bianco ed è attribuita a Lorenzo Stagi, quindi primo Cinquecento.

Entriamo in paese, all’angolo della piazza Umberto I, e troviamo un altro segno mediceo: la torre delle ore, costruita nel 1738 e dotata di stemma.

Se vogliamo proseguire il nostro itinerario saliamo ancora, verso Levigliani, situata alle pendici del monte Corchia: qui gli appassionati di visite minerarie possono visitare le antiche miniere in sotterraneo di mercurio, con il minerale ancora visibile sulla superficie delle vene di quarzo anche a occhio nudo. Argento vivo era l’antico nome con cui i Romani chiamavano il mercurio e l’estrazione qui risale a quell’epoca. L’economia prevalente nella frazione di Levigliani è oggi l’attività estrattiva, ci sono infatti cinque cave di marmo situate sull’immenso bacino marmifero del monte Corchia, dalle quali si estraggono marmi arabescati e venati, che per le loro caratteristiche sono molto richiesti sul mercato internazionale.

Se abbiamo ancora un po’ di tempo possiamo raggiungere altri paesini, come Farnocchia o Cardoso; quest’ultimo sorge tra i castagni ed è famoso perché vi si estrae una pietra grigia, chiamata appunto ‘pietra del Cardoso’, utilizzata soprattutto per rivestimenti esterni; è un paesino piccolissimo, sperduto, ma anche qui troviamo i segni della Firenze medicea: un bellissimo fonte battesimale scolpito da Donato Benti.

La Versilia medicea è dunque un territorio che per Papa Leone X risulta strategico, con la ricchezza e la varietà dei giacimenti marmiferi e allo stesso tempo la vicinanza al mare; proprio queste due caratteristiche del paesaggio segnano a tutt’oggi la storia, l’arte e l’economia della Versilia.

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Gilda Maestri

Toscana innamorata della sua terra, dei paesaggi e delle bellezze artistiche: accompagnatrice e guida turistica.

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