C’è indubbiamente curiosità in città, quel viso di adolescente ritratto da Silvestro Lega ha lentamente invaso le strade e soprattutto nella zona di Piazzale Verdi, c’è un gran movimento in quell’ambiente, noto ai lucchesi come Ex-Cavallerizza, che per la prima volta verrà utilizzato come spazio espositivo. Infatti dal 27 febbraio al 18 agosto 2019 diventerà la sede de Il Museo della Follia, una mostra itinerante a cura di Vittorio Sgarbi e su progetto dello studio Contemplazioni.
E’ dal 2011, quando fu presentata alla Biennale di Venezia che la mostra si è spostata da nord a sud dello stivale, dopo Matera, Mantova, Catania, Salò e Napoli, ecco che nel 2019 in lizza tra Bologna, Cagliari e Torino, alla fine la scelta è ricaduta su Lucca.
Perché è così importante il luogo dove il museo decide di collocarsi? Perché la mostra senza dimora fissa, ha un’altra caratteristica importante: non è mai uguale, ovvero viene ogni volta declinata in base alla città, stabilisce un legame con il territorio circostante.
Naturale e ovvio quindi pensare all’istituto psichiatrico di Maggiano, con il quale poi verranno organizzati eventi in collaborazione. In particolare sarà dedicato a Mario Tobino uno spazio esclusivo e inedito, ma anche a Lorenzo Viani e a Nanni Oreste Fernando che impresse di graffiti 150 mt di muro nel manicomio di Volterra.
Il percorso è articolato in 18 stanze dove tutto è nero: nere le pareti, neri i pavimenti, nera è l’atmosfera. Le 200 opere di pittura, scultura, installazioni multimediali, foto non hanno
come ci si aspetterebbe, lo scopo di raccontare la storia della follia, vogliono suscitare qualcosa in più, generare suggestioni e forse anche paure. «Entrate, ma non cercate un percorso. L’unica via è lo smarrimento.» , così invita a fare Sara Pallavicini, curatrice.
Il nesso fra arte e follia, il genio maledetto, i cosiddetti nati sotto Saturno saranno presenti con le loro opere Silvestro Lega, Antonio Mancini, Antonio Ligabue, Fausto Pirandello, Francis Bacon. Poi la Stanza della Griglia riporta a una dimensione umana e storica, un punto luminoso dopo la serie di stanze buie, per mettere in evidenza uomini e donne, emarginati, incompresi e isolati. Si susseguono la Stanza dei Ricordi con le lettere mai spedite, oggetti, registri sui quali è stato annotato ogni giorno cosa accadeva ai pazienti, il gigantesco Apribocca e un grande Biliardino e infine come la società e le istituzioni hanno affrontato la questione prima con la Legge Basaglia (180) nel 1978 e poi con la chiusura degli OPG attraverso l’inchiesta del Senatore Marino nel 2010. La mostra termina con un affresco dipinto a olio lungo oltre 10 metri di Enrico Robusti, pittore contemporaneo, che con le sue prospettive da capogiro lascerà i visitatori con uno senso di spaesamento e vertigine.
La pazzia è come le termiti che si sono impadronite di un trave. Questo appare intero. Vi si poggia il piede, e tutto fria e frana. Follia maledetta, misteriosa natura.
Mario Tobino

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