Nei tempi che i gatti volavano e le feste venivano un giorno sì e uno no, c’era un bel bambino che di nome faceva Poettino.
Poettino aiutava sempre la nonna a pulire la casa; un giorno mentre spazzava trovò un soldino; la nonna gli disse che poteva tenerlo e comprarci quello che voleva. Mentre andava all’alimentari Poettino pensò: devo pensare bene a quello che ci posso comprare. Mi comprerò delle ciliegie… No, perché devo buttar via i noccioli e i gambi! Allora ci comprerò le noci… No! Perché devo buttar via i gusci! E pensa e ripensa esclamò: Ho trovato! Col soldino ci comprerò un fichino secco che lo posso mangiare tutto, perfino la buccia! Tornato a casa andò in camera sua e si mangiò il suo fichino secco, poi buttò fuori dalla finestra il gambino che era troppo duro da sgranocchiare e infine si addormentò felice.
Siccome i fichi secchi crescono in fretta, durante la notte, nel giardino, nacque un grande fico e Poettino dalla finestra salì sui rami e andò a mangiarsi i fichi. La nonna lo vide e gli disse: Poettino perché non vai a chiamare i tuoi amici e li inviti a mangiare i fichini che sull’albero ce ne sono tanti? Poettino ascoltò la nonna e andò a chiamare tutti i suoi amici. Salì sull’albero e iniziò a tirare i fichi ai bambini, ma presto tutti scapparono via perché era arrivato l’orco.
L’orco disse “O Poettino, o Poettino, dammi un bel fichino col tuo santo manino!” ma Poettino gli rispose: “No! Che tu mi mangi!” E il fichino glielo tirò e l’orco, che voleva acchiappare Poettino per mangiarselo, lo lasciò cadere per terra…. “No…non lo posso mangiare che è caduto nel fango! Poettino, Poettino dammi un fichino col tuo santo manino!” “No, che tu mi mangi! Te lo tiro, chiappalo!” e glielo tirò un’altra volta. Ma l’orco urlò “No… Non posso mangiare neanche questo, lo vedi che è caduto sulla cacca!”
Poettino, Poettino dammi un bel fichino col tuo santo manino! Poettino che era proprio buono, disse “e va bene te lo darò ma tu non mi mangiare!” Ma quando scese dall’albero per dargli il fichino, l’orco lo acchiappò, lo infilò nel sacco e corse via tutto felice.
Nel bosco l’orco si fermò perché doveva fare la cacca, posò il sacco e disse a Poettino di stare buono. “Vai più lontano, che sennò sento il puzzo!” gridò Poettino. E l’orco si allontanò e disse “la faccio qui?”, “no, vai più in là che sento il puzzo… Vai ancora più in là!” Quando l’orco si allontanò, Poettino saltò fuori dal sacco, ci infilò dentro tanti sassi e si nascose dietro un albero. L’orco tornò a prendere il sacco ma esclamò “o Poettino ma come sei diventato peso, meglio così, che mangerò di più.”
Appena arrivò a casa gridò “o mogliera mia mogliera metti al fuoco la caldera che ho chiappato Poettino!” Appena l’acqua cominciò a bollire nella caldera, l’orco ci rovesciò dentro il sacco, ma tutti quei sassoni fecero schizzare l’acqua addosso all’orco e all’orchessa che si misero a correre, correre, correre. Ma l’orco si accorse che Poettino si era nascosto sul tetto della sua casa ed esclamò “o Poettino mi piacerebbe salire sul tetto, dimmi come hai fatto!” E Poettino furbo, furbo disse “prendi un piatto e poi mettici sopra un bicchiere, poi metti un altro piatto e un altro bicchiere e così via…”. L’orco allora mise un piatto e un bicchiere, un piatto e un bicchiere, un piatto e un bicchiere e quando era vicino al tetto cadde giù e morì. Poettino allora tornò a casa, salì sul fico e si rimise a mangiare i fichini in santa pace con i suoi amici. E se andate a vedere… forse è ancora là!

Carla Bartolini

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