Quel teatro sotto la pineta

Non sono in molti a sapere che sotto i prati di Central Park si nascondono i resti dell’antico insediamento di Seneca Village, ma ancora meno persone sanno che sotto il “Piccolo Central Park di Viareggio” si trovano i resti di un vecchio teatro.

Alla fine del XIX secolo sorgeva un ippodromo nei pressi di via Marco Polo, vicino all’area dove ancora oggi insiste un’attività di noleggio di pony e calessi. La struttura cadde lentamente in disuso e, al suo posto, nel 1938 venne inaugurato un teatro all’aperto.

Per lo spettacolo d’apertura, il 13 agosto, andò in scena la Turandot, che il maestro Giacomo Puccini scrisse proprio nella vicina villa del Marco Polo, gioiello storico purtroppo non ancora aperto al pubblico.

Si trattava inizialmente di una struttura temporanea, da smontare al termine della stagione estiva. Era composta da un grande portale di ingresso e più porte d’uscita, sedute per 5.000 spettatori e un grande prato per i posti in piedi, che raddoppiava la capienza del teatro.

Il programma della stagione teatrale era curato da Enrico Pea tanto che, sebbene la struttura venisse intitolata ufficialmente a Giacomo Puccini, rimarrà nella memoria storica della città come “Teatro Pea”.

Nel 1940 l’amministrazione cittadina deliberò la trasformazione della struttura temporanea in una fissa, progettata dall’architetto Virgilio Marchi secondo le austere linee dell’architettura razionalista in voga all’epoca.

La struttura, che aveva 3.626 posti a sedere, fu realizzata dalla ditta Adolfo Iacomelli per un costo di 320.000 lire. Il fascino della verde scenografia naturale della Pineta fu ampiamente sfruttato da Viareggio nella campagna pubblicitaria turistica di quell’anno.

Purtroppo, gli anni della guerra portarono inevitabilmente all’abbandono e al declino della struttura che nel 1946 fu data in affitto alla società “Gran Caffè Margherita“. Negli anni seguenti organizzò proiezioni cinematografiche, spettacoli e manifestazioni sportive, ma ciò non bastò a fermare il declino, causato anche dal disinteresse delle autorità repubblicane per una struttura che, suo malgrado, ebbe per colpa quella di essere stata voluta dal Regime Fascista. Triste destino di molte altre infrastrutture in tutta Italia che dopo la guerra divennero oggetto di comprensibile, ma mal direzionata, vendetta.

Così, anni di sempre crescente declino portarono infine il Comune a deliberare l’abbattimento della struttura, ormai pericolante, nel 1962.

L’aspetto positivo di questa vicenda è che il terreno liberato venne adibito a parco urbano e non a nuove, anonime, costruzioni, come troppo spesso accadeva in quegli anni. D’altra parte, però, un altro tassello della Viareggio ruggente spariva, inghiottito dall’avanzare inesorabile della storia.

Probabilmente ricostruire oggi la bella struttura del Teatro Pea sarebbe un po’ come ricostruire il Seneca Village in Central Park: non avrebbe senso. Sarebbe però opportuno ispirarsi alla metropoli americana che ha voluto recentemente installare targhe e monumenti che raccontano ai molti turisti in cerca di frescura la storia che giace sotto loro piedi.

Si può ipotizzare che forse resti delle fondamenta del teatro, e magari addirittura pure del precedente ippodromo, dormano ancora sotto il suolo della Pineta di Ponente. Sarebbe interessante verificare e magari riportarne a vista una parte, che potrebbe essere inserita in un monumento per celebrare questo frammento di storia cittadina poco nota.

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Gabriele Levantini nasce a Viareggio il 10 aprile 1985. Chimico per lavoro e scrittore per passione, dal 2017 gestisce il sito Il Giardino Sulla Spiaggia. Seguimi sul mio blog: https://ilgiardinosullaspiaggia.wordpress.com

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