San Salvatore

Nella città delle 100 chiese, spesso il visitatore esplora quelle più famose e citate sulle guide o sui blog di viaggi e tralascia, per mancanza di tempo o semplicemente per carenza di informazioni, alcuni straordinari gioielli.

Uno di questi è la piccola Chiesa di San Salvatore, a due passi dalla ben più nota Chiesa di San Michele.

La stessa piazza su cui la chiesa si affaccia (che per tradizione ha ben 4 nomi!) è ricca di interessanti edifici e monumenti: la Torre del Veglio che fu ‘accorciata’ a mo’ di punizione per la consorteria che aveva un po’ alzato la cresta; la bellissima fontana monumentale progettata dall’architetto lucchese Lorenzo Nottolini; i palazzi rinascimentali che fanno da sfondo alla fontana; alcuni storici negozi in cui vale la pena di entrare…

Dai documenti che possediamo, la chiesa risulta esistente già nell’anno 1000 ed affiancava un monastero più antico. Fu successivamente ricostruita nel XII secolo e poi ristrutturata fortemente nel secolo XVIII e poi nel secolo XIX, mantenendo originali solo la pianta e parte della facciata e del fianco Sud.

Dal 1816 la Chiesa è stata affidata all’Arciconfraternita della Misericordia, dopo la fusione di due storiche confraternite, che si adopera per tenerla aperta e funzionante.

Prima di entrare, soffermatevi a guardare in facciata e sul fianco Sud i due architravi scolpiti che raccontano due episodi della vita di San Nicola di Bari: sembra di guardare un film o un cartone animato in cui le figure in pietra si animano grazie alla maestria degli scultori.

Sul fianco Sud, Biduino, un artista che si muove tra Pisa e Lucca nel XII secolo, ci parla del ‘miracolo del lavacro’ ossia del momento in cui Nicola appena nato viene lavato dalle levatrici e, grazie alla sua santità, si alza in piedi. Le dimensioni del neonato sono irreali, ma in che modo Biduino avrebbe potuto rappresentare questo miracoloso bambino? Il neonato ha l’aspetto di un neonato, ma sembra un adulto perché è alto come le levatrici! Sulla vasca da cui emerge San Nicola, Biduino lascia la sua firma (Biduino me fecit..), mentre manca il nome dell’autore della complessa decorazione in facciata in cui assistiamo ad una scena movimentata come in un film d’azione che ci porta dalla sala dove si svolge un regale banchetto ad un pranzo familiare proprio grazie a San Nicola che in posizione centrale ruota su se stesso facendo fluttuare il suo mantello e trasporta il giovane Adeodato dalla corte alla famiglia.

Entriamo, finalmente! Ci troviamo in un ambiente affollato di opere e di oggetti che appartengono alla Confraternita e che in un prossimo futuro saranno meglio valorizzati.

Il grande altare maggiore del secolo XVI ci colpisce nella sua semplicità e maestosità: proviene dall’antico Ospedale di San Luca (oggi sede di un hotel e di uffici comunali) che fu fondato dalla Corporazione dei Mercanti nel XIII secolo e per tale motivo ne porta il simbolo: un ‘torsello’ (il sacco in cui veniva trasportata la seta) sormontato dal monogramma ‘M’.

Che dire del crocifisso ligneo dipinto (sec. XIII-XIV) di autore sconosciuto, detto dei Templari?

Spicca a sinistra dell’ingresso un dossale del XVI secolo realizzato dalla famiglia Stagi, abili scultori che operavano a Pietrasanta. Guardate la ricchezza delle decorazioni che ricordano le grottesche, molto in voga in quel periodo e osservate in basso i due bassorilievi dei committanti.

Oltre alle tele presenti che meritano uno sguardo attento e curioso, oltre a ciò che resta dell’affresco in lunetta che in origine era all’esterno, per concludere guardate la semplice cantoria sopra la porta centrale che contiene un piccolo organo costruito intorno alla metà del XIX secolo, probabilmente opera dell’organaro lucchese Domenico Pucci.

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Antonella Marcucci

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