Non potete assolutamente perdervela! Ecco perché…
La mostra Henri Cartier-Bresson in America, ospitata da giugno al Lucca Center of Contemporary Art (Lu.C.C.A.), l’11 novembre lascerà la nostra città. Chi non avesse ancora avuto il piacere di andarla a vedere, dovrebbe approfittare di questi ultimi giorni per godersi gli scatti del grande fotografo francese.
Un artista geniale, le cui primarie passioni furono il disegno e la pittura, prima di dedicarsi completamente all’arte della fotografia.
In questa mostra, che conta 101 immagini in bianco e nero con stampe di altissima qualità, sono raccolti i suoi lavori nati dai numerosi viaggi effettuati in America, dalla metà degli anni 30 all’inizio degli anni 70 del secolo scorso. Siamo soliti ricondurre il nome di Henri Cartier-Bresson ad immagini ambientate in Europa (5 anni fa si svolse, sempre al Lucca, la mostra Henri Cartier-Bresson. Photographer), perciò questa esposizione si focalizza su una parte della sua produzione meno conosciuta, ma altrettanto geniale e stimolante.
Il solito intuito, capace di cogliere l’attimo fuggente, si ritrova nei suoi scatti americani come in quelli europei; perché quello che gli interessa non è la fotografia, come lui stesso affermava, ma catturare una frazione di secondo della realtà.
Una realtà, quella americana, vista nelle sue contraddizioni, nelle sue disparità sociali ed economiche, nella sua varietà culturale, con uno sguardo a volte disincantato, a volte di tragica denuncia, ma sempre capace di comunicare all’osservatore l’anima di un quartiere, di una città, di una comunità.

Da una parte, il sogno americano, con i suoi simboli: le automobili, la tecnologia, le partite di rugby, il benessere a portata di mano, dall’altra i neri di New Orleans e di Harlem, gli immigrati di Little Italy, il popolo della strada che vive nei bassifondi, ai margini della società.
Come sottolinea il curatore della mostra, Maurizio Vanni, “la rincorsa di un modello di vita utopico, votato all’eccesso, al sogno, alla grandezza, alla rottura delle convenzioni, alla tecnologia, risulta essere più vicino alla fiction che alla realtà, che si manifesta così in tutta la sua banalità, disperazione e crudezza.”
E quindi accanto a Joe, preadolescente scugnizzo che vende giornali e riviste a Chicago, troviamo le signore bene di Manhattan vestite di tutto punto, così l’esercito dei disoccupati che invade le strade di Los Angeles e a pochi passi il ritratto di un manager di banca alla scrivania, con sullo sfondo un quadro dal titolo “The romance of Manhattan”, l’epopea delle origini della civiltà americana.
Colpisce come sempre l’abilità di Cartier-Bresson nel cogliere le scene di vita quotidiana con naturalezza e apparentemente senza che gli oggetti delle sue foto se ne accorgano, siano essi i passeggeri di un affollato treno della metropolitana, o una madre e un figlio che finalmente si riabbracciano dopo essere stati separati per anni dalla guerra…

E come sempre colpisce la straordinaria composizione delle sue immagini, un gioco continuo di geometrie e simmetrie, tesi e antitesi, luci e ombre, un filo che lega in relazione tra loro gli elementi della fotografia e che da mera rappresentazione della realtà trasforma l’immagine in uno straordinario racconto. Un talento in cui Cartier-Bresson eccelle, che fa degli scatti rubati per la strada e sui marciapiedi dei veri e propri capolavori, portando l’occhio dell’osservatore a focalizzarsi sugli elementi principali della composizione, a cogliere contraddizioni e contrasti in maniera mai diretta e banale, ma dando voce alle mille sfumature della realtà.
Per informazioni: www.luccamuseum.com
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