Ex Cava Henraux a Seravezza

Approfittando della tregua dalle piogge di questi ultimi giorni, abbiamo deciso di dedicare la nostra giornata alla scoperta delle cave di marmo della Versilia. Sebbene siano meno conosciute rispetto alle vicine cave di Carrara, esistono giacimenti marmiferi molto pregiati anche nella provincia di Lucca, più precisamente nel comune di Seravezza, i quali, secondo alcuni ritrovamenti, sono addirittura antecedenti rispetto a quelle carraresi.

Ci siamo diretti quindi nella valle dei Tre Fiumi, ai piedi del piccolo paese di Arni a circa 800m s.l.m., per visitare la cava abbandonata delle “Tagliate”. Questo giacimento divenne proprietà di Marco Borrini di Seravezza e del francese Jean Baptiste Alexandre Henraux nel 1821. Insieme diedero vita ad una società con lo scopo di riaprire tutti gli insediamenti marmiferi che furono chiusi negli anni a causa di un calo della richiesta e alle migrazioni dovute a nuove opportunità lavorative. In accordo con le istituzioni dell’epoca, il progetto venne realizzato e dopo numerosi lavori furono riaperte bene 132 cave.

Le commissioni per questa nuova società iniziarono ad arrivare numerose da tutta Italia, ed il pregio del marmo fu tale da passare anche il confine: anche lo zar di Russia Nicola I ordinò una grande quantità di marmo per la realizzazione della cattedrale di S. Isacco a San Pietroburgo.

Purtroppo, durante il secondo conflitto mondiale, l’esercito tedesco delle SS Waffen-Grenadie occupò la zona, e nel 1943 sterminò la popolazione del luogo e deturpò in maniera brutale gli stessi siti marmiferi. Da quel momento, sebbene la cava sia tutt’ora proprietà della società Henraux, le attività di estrazione non furono più riprese ed oggi sono in stato di totale abbandono.

L’entrata al tunnel, su cui ancora torreggia la scritta “HENRAUX”, è raggiungibile dalla strada provinciale di Arni. Alte pareti verticali di marmo bianco, imponenti precipizi e piccoli laghetti creati dall’acqua piovana: ecco lo spettacolo che si ha non appena superato l’altissimo ingresso. Vi raccomandiamo però di fare attenzione poiché, essendo un luogo abbandonato, non ci sono ringhiere di protezione e soprattutto dopo la pioggia il terreno è molto scivoloso.

Appena entrati ci siamo accorti di non essere soli nella nostra esplorazione: la cava era infatti “occupata” da un gruppo di “climbers” che, armati di ganci e corde, scalavano in tutta sicurezza le ripide pareti di marmo. Anche grazie alle loro corde e ai suggerimenti dei loro occhi esperti, siamo riusciti a spingerci in punti più difficili da raggiungere, osservando così in tutta sicurezza alcuni graffiti realizzati da “artisti” decisamente spericolati.

Il panorama è quasi surreale: il cuore della montagna è esposto, freddo, candido e sagomato. Con lo scorrere del tempo e a causa delle estrazioni più o meno intensive, il paesaggio e la forma stessa delle montagne sono mutati notevolmente: oggi il nuovo Piano Paesaggistico della Regione Toscana e il consorzio dei comuni di Massa, Carrara, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza e Stazzema hanno messo sotto tutela le cave delle Apuane rimaste ancora attive, indicando che sopra i 1200m di quota non è più possibile estrarre il marmo. In questo modo le vette saranno preservate e il panorama non verrà più stravolto.

Il silenzio e il riverbero del sole sul bianco del marmo rendono il posto molto suggestivo. È una meta da esplorare soprattutto per gli amanti dei luoghi abbandonati: vi invitiamo quindi a passare qualche ora tra gli alti muri di marmo, facendo molta attenzione ai tratti più ripidi e scivolosi.

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