“Trentotto gradi e mezzo all’ombra
non piove più da venti giorni
e non c’è un alito di vento
caldo quanto caldo
quanta sete yah yah yah”
L’avete letta cantando vero? Vi potreste chiedere che ci fa una canzone sulla birra in un blog che parla di Lucca? Lucca è la città delle mura, delle 100 chiese, della musica, dei Comics e… e della birra, signori miei. Avete letto proprio bene.
Dove, come, quando? Vediamo di rispondere a tutti questi quesiti in ordine.
Intanto parliamo di una dei palazzi più belli di Lucca che ancora oggi esistono, un palazzo reso famoso dal celeberrimo film del 1981, “Il marchese del Grillo”, quello che diceva – perchè io so io e voi… – . A questo punto so che tutti i lucchesi già hanno capito, ma se mi leggete da fuori, potreste ancora avere qualche titubanza. Sto parlando di Palazzo Pfanner, dal giardino barocco, dalla statue settecentesche, un palazzo che tra le sue mura nasconde la storia di un amore platonico internazionale, ma questa è un’altra storia…
Palazzo Pfanner non sempre si è chiamato così. Inizialmente, nel 1660, infatti è palazzo Moriconi, nel 1680 diventa Palazzo Controni, dal nome della famiglia che lo ha appena acquistato, grazie ad un improvviso arricchimento, e che dunque vuole mostrare quanto diritto abbia a stare nella Lucca da bene del tempo.
Le fortune dei Controni dopo qualche secolo iniziano a vacillare, ed ecco che arrivano alla necessità di affittare delle sale. Si chiude così il primo capitolo di questa storia alcolica. Si apre il secondo con un cambio di soggetti, ma non vi preoccupate, tutto alla fine avrà un senso.

Siamo nel 1845 e Carlo Ludovico di Borbone ha un grosso problema, la birra che si trova a Lucca non gli piace. Carlo Ludovico è un uomo di mondo, ha viaggiato tanto in lungo e in largo, ha assaggiato tanti tipi di cibi e di bevande, tra queste bevande si trova la birra austriaca che a quanto pare nulla ha a che fare con quella che si trova a Lucca. Da profana della birra, io me lo chiedo che ci sarà stato di tanto speciale nella birra che voleva il Duca che quella di Lucca non aveva, ma chi invece di birra è un intenditore si farà una sonora risata alla mia ingenua domanda. Insomma Carlo Ludovico vuole la birra e la “vole pure bona”, fresca e dissetante. Anche al tempo ci saranno stati trentotto gradi all’ombra, no? Lo vogliamo accontentare ‘sto pover’uomo o lo facciamo morire di sete? Ci pensa da solo. Indice un bando, emanato con un decreto (la birra è roba seria eh…), alla ricerca di un “abile fabbricatore di birra tedesco”. Risponde il salvatore di tutti i palati scontenti e asciutti, il mastro birrario Felix Pfanner, austriaco di origini bavaresi, per il quale la birra non ha segreti. Che si trovi un birrificio a costui orsù, avrà detto Carlo Ludovico. Ed ecco che i due capitoli delle storie si intrecciano. I Controni entrano in gioco e gli affittano delle stanze del palazzo dove lui può lavorare in santa pace. L’attività va talmente bene che il denaro fermenta come la birra. Nell’arco di circa 5 anni Felix ha guadagnato una piccola fortuna e decide di usarne una parte proprio per comprarsi il palazzo, dandogli così il suo cognome.
Il caro Carlo ha fatto di tutto per avere la birra che voleva lui in città, ma se l’è goduta poco, perchè nel 1847 malelingue (o forse no) ci dicono che una mano di poker non va proprio alla grande e Lucca passa al granduca di Toscana Leopoldo II. I lucchesi e qualche forestiero invece Carletto lo devono ringraziare perchè fino al 1929 si sono potuti gustare delle buonissima birra in un’atmosfera di pace, amena, quasi fuori dal mondo. Che c’è di meglio di una birra gelata in una giornata di caldo torrido? Io non lo so perchè la birra non la bevo, ma so che voi invece lo sapete benissimo.
Palazzo Pfanner è visitibale da soli o con l’ausilio di una guida.

Giada Paolini

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