Oh babbo mio! se tu fossi qui! E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.
Fossimo stati bambini nel 1881, leggendo il romanzo a puntate, pubblicato sul “Giornale dei bambini”, ci saremmo trovati davanti a questo finale di Pinocchio: macabro, disilluso, forse più realista, senza redenzione finale.
Chissà se anche noi avremmo fatto parte di quella schiera di ragazzi che, indignati, scrisse alla redazione per avere un finale diverso. Io probabilmente no.
Sta di fatto che oggi questo passaggio è pressoché sconosciuto, sostituito dal più famoso happy ending disneyano, e così quell’albero è andato pian pianino nel dimenticatoio. Non per tutti però. Chi abita nel capannorese, in provincia di Lucca, quell’albero lì lo conosce molto bene, magari sotto quell’albero ci ha pure giocato a nascondino o fatto merenda o magari ci ha fatto una sonora pennichella, aiutata dalla fitta ombra fresca.

Sto parlando della quercia delle streghe, un albero plurisecolare, oltre 600 anni; gigantesca, 4,5 mt il tronco, 40 mt il diametro della chioma e poco meno di 20 mt di altezza: un colosso in pratica.
È un albero talmente tanto imponente e magico che è entrato a far parte della lista degli alberi monumentali d’Italia, il secondo per grandezza in Toscana, che da sola ne conta ben 78.
Il nome però non deriva dalla fiaba italiana più conosciuta nel mondo, non si chiama quercia di Pinocchio, bensì delle streghe. Capiamo dunque che più storie si legano a questo luogo, che possiamo definire stregato. Si racconta infatti che qui queste donne si riunissero con i loro calderoni per fare incantesimi, sortilegi e pozioni magiche. Proprio a loro si dovrebbe il fatto dell’espansione in orizzontale e non in verticale dei tronchi, perché posizionavano il loro sederotto magico proprio sui tronchi, schiacciandoli, durante i sabba e i riti satanici.
Per arrivare nel parchetto della quercia c’è da fare un piccolo pezzo di strada sterrata, non comodissima se si viaggia in motorino, ma i sobbalzi di qualche minuto fuori strada sarà ripagata da un albero che vi lascerà davvero senza fiato.

Giada Paolini

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