Costare più del Serchio ai Lucchesi

Nel gergo comune quando si vuole indicare una spesa eccessiva, esorbitante, si usa dire: “costa un occhio della testa”; a Lucca, invece, l’espressione equivalente è “ti è costato più del Serchio ai lucchesi”.

Da dove deriva questo modo di dire?

Il secondo fiume più lungo della Toscana è sempre stato collegato alla storia della città da quando questa emerse come isola fluviale. In epoca romana il fiume passava originariamente dalla città; ancora oggi è possibile vedere la strana inclinazione di via Mordini o (via Nuova) che curva in prossimità dell’incrocio con Via Fillungo.

Nel II secolo a. C. i romani spostarono più a nord il corso del fiume, grazie alla loro grande abilità come ingegneri idraulici, per costruire l’anfiteatro a nord della città.

La fine dell’impero romano di occidente segnò l’inizio di numerose esondazioni: infatti, essendo il letto del fiume non più pulito e le sue perigliose acque male controllate, nei periodi di pioggia il Serchio esondava, distruggendo i raccolti di grano.

Il miracolo di San Frediano fece sì che il fiume cambiasse il suo corso: grazie al rastrello del santo irlandese le forti acque trovarono un nuovo sbocco vicino a Migliarino e questo assicurò per diverse decine di anni protezione dalle esondazioni.

A testimonianza di questo miracolo l’artista Buonamico Aspertini realizzò per la famiglia Cenami uno straordinario affresco; esso fu inserito nel ciclo pittorico nella cappella di famiglia, che si trova nella basilica intitolata a San Frediano nel 1508-1509. Nell’affresco è presente un’immagine della città turrita, probabilmente vista dal colle di Monte San Quirico, insieme agli operai che si affaticano nei lavori di rinforzo degli argini, il santo con il rastrello in mano, l’autoritratto del pittore bolognese con suo fratello.

Nei secoli successivi il fiume continuò ad allagare le case e le campagne uscendo dagli argini.

Nonostante i problemi legati alle inondazioni, il Serchio garantiva ai lucchesi la possibilità di commerciare via nave fino al mare; inoltre le sue acque erano utilizzate per alimentare i canali che costituivano una barriera intorno alle mura urbane di Lucca. Via dei Fossi è tutt’ora alimentata dal Serchio.

Negli ultimi cinquecento anni le alluvioni nel bacino del fiume sono state oltre 35; il punto più fragile è da sempre quello che collega Ponte a Moriano alla foce. Nel 1550 iniziò la costruzione di alti argini di terra che si protrasse fino al 1800.

Elisa Baciocchi Bonaparte, principessa di Piombino e Lucca, granduchessa di Toscana, fu testimone diretta dell’alluvione nel 1812. In tale occasione, la città di Lucca, mai assediata da eserciti nemici, fu messa a dura prova da un “assedio” delle acque del Serchio. Le porte della città furono chiuse e “stoppate” con “materasse” e questo riuscì a salvare la città dall’allagamento. La sorella di Napoleone Bonaparte, vista la gravità della situazione, accorse a Lucca da Pisa per dare sostegno alla popolazione e fu trasportata dentro la città con una gru, che la sollevò al di sopra della cinta muraria.

A testimonianza del fatto vi è uno scritto del Marchese Mazzarosa:

” Corre in Toscana fin d’antico il proverbio ‘costa più del fiume ai lucchesi’

per indicare alcun che di spesa enorme. Ed è purtroppo una verità;

perciocché vuolsi che la sola rotta del 1812 recasse danni e spese tra il pubblico

e i privati per sei milioni di nostre (franchi 4.500.000)”

Il pericolo di un’alluvione fu scongiurato nel 1836, quando le forze del fiume furono imbrigliate grazie ai lavori di rinforzo degli argini, portati avanti del grandissimo architetto lucchese Lorenzo Nottolini. Questa data è ricordata da due targhe: la prima si trova a Ponte a Moriano e la seconda vicino al Ponte del Diavolo.

Ebbe un esito peggiore la devastante alluvione del 1940, testimoniata da numerose fotografie, che interessò l’area tra il fiume Serchio e il lago di Massaciuccoli, danneggiando la popolazione e intere coltivazioni.

L’ultima devastante alluvione è del 2009: nella notte della vigilia di Natale, gli argini si ruppero a Santa Maria a Colle (vicino a Lucca) e a Nodica (vicino a Pisa), provocando l’allagamento del territorio circostante, inclusa l’area industriale, ma fortunatamente non registrando vittime. Negli anni successivi gli argini sono stati rinforzati da parti metalliche e blocchi di cemento.

Nonostante tutte le tribolazioni provocate, il Serchio è sempre stato amato dai lucchesi come un bimbo capriccioso che unisce e che divide ma che è garanzia di vita e futuro.

Ci piace ricordare una poesia di De Nobili e il passo dell’Inferno di Dante Alighieri che menzionano il fiume di Lucca:

C. De Nobili:

“Serchio, che a furia d’esse stravagante,

hai creo quer ditto magio che gosti

più del Serchio a’ llucchesi e unfin er Dante

ti mentova e sei scritto in tanti pòsti,

ti vo’ben.”

D. Alighieri, canto XXI dell’Inferno:

“…. qui si nuota altrimenti che nel Serchio!

però, se tu non vuo’ di nostri graffi,

non far sopra la pegola soverchio”.

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Elena Benvenuti

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