I locali della Viareggio che fu – Storia epica di un tempo mitico

Passeggio sulla via Marco Polo, lungo il malinconico marciapiede che costeggia la Pineta; le foglie ormai gialle ovattano il terreno e indorano il cielo, e un vento fresco e salato soffia dal mare. Passo davanti all’edificio, ormai cadente della Capannina del Marco Polo.

Fa male pensare a quanta storia s’è svolta all’ombra di questi alberi antichi, sotto quel tetto oggi umido. Pensare a quando a Viareggio c’erano locali famosi in tutta Italia, e anche oltre…

CAPANNINA DEL MARCO POLO

La Capannina fu realizzata durante la guerra dai soldati americani della divisione Buffalo, come loro quartier generale, al limitare della Pineta di Ponente.

Subito dopo la guerra, fu presa da Sergio Bernardini e divenne sede di importanti manifestazioni. Come ricorda un cippo posto in prossimità dell’edificio, qui si svolse il Premio Viareggio Rèpaci che premiò postumo Antonio Gramsci nel 1947 per le sue Lettere dal carcere.

Nel 1948 e 1949 si svolse il Festival della Canzone Italiana che, per poca lungimiranza degli amministratori viareggini, sarebbe diventato in seguito il Festival di Sanremo.

Negli anni ’60 e ‘70 fu un locale alla moda, teatro di molti celebri amori, tra i quali Stefania Sandrelli e Gino Paoli, all’epoca già impegnato con Ornella Vanoni. Lo frequentavano personaggi come Franco Califano e per i concorsi delle miss furono ingaggiati addirittura Leonida Rèpaci e il poeta Giuseppe Ungaretti. si esibirono artisti come Little Tony e Bobby Solo.

Negli anni ’80 cominciò il declino e il locale fu adibito alle feste di carnevale e prove della Canzonetta.

Distrutto da un incendio, fu ricostruito e riaperto nel 1998 come discoteca, ma dopo una decina d’anni chiuse nuovamente. Adesso, dopo anni di abbandono, verrà restaurata e diventerà la sede di un fast food.

PIPER

Sicuramente il più memorabile dei locali viareggini oggi scomparsi era il Piper, succursale del celeberrimo locale romano inaugurata nel luglio del 1966.

L’apertura fu uno spettacolo grandioso, sotto la regia di Piero Vivarelli, sfilarono per la città musicisti, ballerini e celebrità come Thane Russal, Screaming Lord Sutch, Penny Brown su un cavallo bianco, I Delfini, il Patrick Samson Set e The Beau Brummels. La serata, guidata da Gianni Boncompagni, si aprì con fuochi d’artificio e proseguì con le esibizioni di vari artisti, tra i quali una giovane Patty Pravo accompagnata dai Cyan Three.

Il club, nel quale si esibirono artisti del calibro di Roky Roberts ed Evy et Les Problèmes e dove si potevano incontrare tra gli avventori Gepy & Gepy, Lucio Dalla, Carlo Maria Mariani, Pick Withers, Jay Roberts, Mal, Daniela Ripetti, e Twiggy, divenne “Piper 2000” a seguito delle liti dei soci del Piper negli anni ’70 e poi cambiò vari nomi e gestioni. Il piccolo edificio fronte mare divenne, tra le altre cose, un locale erotico e una discoteca, poi fu completamente abbandonato. Oggi, triste epilogo, è sede di una farmacia comunale.

SANTA MONICA

Un altro iconico locale, raffigurato in miriadi di cartoline, e oggi scomparso fu il Santa Monica.

La sua fama si deve al fatto che fosse un autentico barcobestia riconvertito in ristorante e discoteca galleggiante. L’imponente imbarcazione in legno fu varata nel 1920 dal Cantiere Gino Benetti, della Società Costruzioni e Navigazione Velieri, detta “Ansaldo”

Dopo vari passaggi di mano e lunghi anni di servizio, nel 1938 viene trasformata in motoveliero e nel 1940 in dragamine. Affondata da una mina nei pressi di La Spezia lo stesso anno, fu comunque salvata, ma fu nuovamente affondata nel 1943. Al termine della guerra fu recuperata e restaurata per essere venduta nel 1948. Infine, nel 1960 fu trasformata in un galeone e reimmatricolata a Viareggio con il nome di Santa Monica, dove fu destinata al nuovo uso.

Per limitare il rollio della barca ormeggiata, le fu creata intorno una sorta di vasca che fu poi insabbiata. Questa fu tuttavia la sua rovina perché divenne impossibile fare manutenzione allo scafo interrato ed esso cominciò a degradarsi. Al termine degli anni ’70 la situazione era così grave che fu dismessa. Un violento incendio nel 1978 terminò l’opera iniziata dall’acqua e l’anno successivo i detriti furono rimossi, cancellando ogni traccia fisica della sua esistenza.

Nella sua quasi ventennale esistenza da galeone-ristorante, il Santa Monica non fu solo un punto di riferimento della movida della Viareggio che fu, ma anche un set cinematografico, comparendo in Una vita difficile (Dino Risi, 1961), Frenesia dell’estate (luigi Zampa, 1964), e Lo chiamavano bulldozer (Michele Lupo, 1978).

Nel 2011 fu aperto un locale galleggiante, realizzato su una sorta di chiatta e chiamato “Santa Monica 2”, in memoria del celebre locale degli anni ’60, ma ebbe breve durata a causa di problemi burocratici.

BOMBETTA

Dal 1911 al 2002, Bombetta è stato una pietra angolare della ristorazione viareggina. Tra coloro che si sedettero ai tavoli di questo mitico locale, si annoverano personaggi quali Leonida Repaci, Curzio Malaparte, Lorenzo Viani, Marcello Mastroianni, Renato Carosone e Alberto Sordi, che proprio qui girò alcune scene del film Souvenir d’Italie (Antonio Pietrangeli, 1957).

Icilio Sadun era tra i più assidui frequentatori tanto che all’interno del ristorante fu messa una piccola lapide in suo onore e pare che proprio in questo ristorante compose nel 1946 la celebre Risorgi ancor più bella fu composta proprio qui da nel 1946.

Un bel ritratto del locale e del suo ultimo titolare, Fabio Canova, insieme a diverse ricette tra le quali il mitico cacciucco di Bombetta possono essere trovate nel libro Quando i polli si spennavano a mano. Memorie di gente e cibi del passato (Flavia Franceschini, Giovanni Levantini, M. Gabriella Maestri, Pezzini Editore, 2001, ISBN 9788896915608).

La storia di Bombetta ha un epilogo molto triste perché Canova, conosciutissimo e amato in città, anche come ex dirigente della Viareggio Calcio, fu rapinato e accoltellato da due malviventi nei pressi del suo ristorante. Sopravvisse, ma due anni dopo, a seguito della morte della moglie, decise di ritirarsi e chiudere il locale.

Al posto dello storico ristorante c’è oggi una banca.

TITO DEL MOLO

Tito del Molo è un ristorante ancora esistente ed entrando nel locale si capisce subito di essere in un luogo storico: gli affreschi recentemente riportati alla luce e i cimeli marinari parlano chiaro.

Eppure, per quanto antica ed affascinante, non è questa la prima sede del ristorante, che si trovava su una palafitta dove ora si può ammirare lo splendido monumento L’Attesa, riproduzione realizzata nel 2007 da Gionata Francesconi della celebre statua di Inaco Biancalana e subito diventato uno dei simboli della città.

Il ristorante fu aperto da Tito Biagini nel 1928 e divenne rapidamente un’istituzione della cucina viareggina, tra cui gli antichi piatti ormai proibiti. La Seconda Guerra Mondale, tra le altre cose, spazzò via anche la palafitta di Tito, lasciando solo la struttura muraria nota come Scoglio di Tito sulla quale svetta oggi L’Attesa.

Aldo Valleroni nel suo articolo La scelta, pubblicato su Nuova Viareggio Ieri N. 6 marzo 1993 scrive: “Terminata la seconda guerra mondiale […] “Tito”, da pochi mesi, e dopo tante peripezie, aveva avuto il permesso di ricostruire all’inizio della passeggiata a mare quel famoso ritrovo una volta realizzato, con tanta fatica, tanta spesa e infinita speranza, a metà della passeggiata del molo, dove i marosi, nelle giornate di libeccio, assalivano la struttura da ogni parte senza però scalfirla minimamente: Tito aveva costruito quello che fu, per anni, il simbolo della ristorazione versiliese, […] come si costruisce un fortino.

Negli anni della Viareggio ruggente, Tito fu un punto di riferimento per molti personaggi di spicco, tra cui Gianni Agnelli.

Il tempo scorre, la vita segue i suoi cicli di nascita e morte, e la pineta autunnale, che fa piovere le sue foglie sulla Capannina abbandonata, mi mostra nella pratica questo concetto astratto. È vero che tutto finisce, ma per ogni cosa che arriva a compimento, ce ne sono molte altre nuove, che non aspettano altro che esprimere al mondo il loro splendore. La Viareggio di ieri non potrà più tornare, ma quella domani ci deve ancora stupire.

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Gabriele Levantini nasce a Viareggio il 10 aprile 1985. Chimico per lavoro e scrittore per passione, dal 2017 gestisce il sito Il Giardino Sulla Spiaggia. Seguimi sul mio blog: https://ilgiardinosullaspiaggia.wordpress.com