Dove è finita la Prudenza?

Nel Battistero di Pietrasanta ci sono non una, ma ben due fonti battesimali.

La prima, quella davanti all’ingresso, è dei primi anni del Cinquecento ed è opera di Donato Benti, uno scultore fiorentino, aiutati dai suoi collaboratori. L’opera fu poi finita e aggiornata al gusto barocco nel Seicento con l’aggiunta di un tempietto con delle nicchie, che dovevano ospitare una serie di statuine in bronzo (purtroppo di quelle realizzate se ne è perso traccia…).

La fonte battesimale più antica, invece, si trova proprio ai piedi dell’altare ed è dello scultore Bonuccio Pardini, scultore locale della fine del Trecento. Ha una forma esagonale e su ogni lato è rappresentata una virtù.

Il dilemma nasce proprio adesso: le virtù teologali sono tre (Fede, Speranza e Carità) e quelle cardinali sono quattro (Fortezza, Prudenza, Giustizia e Temperanza), per un totale di sette virtù.

Troviamo, in ordine: la Temperanza con la spada, la Fede con il calice e una croce, la Speranza con una corona, la Fortezza con una colonna, la Giustizia con la spada e la bilancia e infine la Carità con delle candele.
Nella fonte gotica del Pardini ne manca una: manca la Prudenza.

Un occhio attento, però, può scoprire dove è stata aggiunta. Non si trova sulla fonte bensì proprio sopra l’ingresso del Battistero. Se entrando alzate il naso, vedrete che sotto il balconcino in controfacciata, in un ovale, proprio la Virtù mancante: la Prudenza con sembianze di una donna con uno specchio in mano e un serpente che le avvolge un braccio.
Lo specchio indica l’importanza di saper conoscere se stessi ed è molto utile per guardarsi le spalle, mentre il serpente, per quanto strano possa sembrare, è simbolo della sapienza che opera contro le avversità.

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Annalisa Marraccini

Sono Annalisa, ma tutti mi chiamano Anna, o meglio “l’Anna”. Sono fiorentina, laureata in Scienze del Turismo e sono della Vergine ascendente Sagittario, una quadratura che unisce precisione e fantasia! La storia e l’arte mi appassionano, ma quello che veramente mi rapisce sono quelle che chiamo le “chicche”, ovvero le curiosità, gli aneddoti, le storielline che si nascondono e rendono unico un quadro, un palazzo o una piazza.

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