Seravezza, cuore della Versilia Medicea

I Medici danno grande impulso alle attività estrattive della zona ed i marmi che vengono estratti nelle cave della Versilia gareggiano in ricchezza e qualità con quelli della vicina Carrara: oltre al bianco statuario, bardiglio, ma soprattutto i mischi e le brecce, marmi colorati molto apprezzati in epoca medicea, con cui vengono adornati i palazzi e le chiese di tutta la Toscana.

In epoca medicea vengono scoperte vene di piombo argentifero nella valle presso Seravezza; Cosimo I dà impulso a queste attività minerarie e da un resoconto di Benvenuto Cellini pare che Cosimo gli avrebbe fornito alcune libbre d’argento per farne un vaso, specificando con orgoglio che il materiale veniva dalle sue cave.

Le cave di Seravezza

In realtà le miniere d’argento hanno scarso successo, anche perché il materiale non è puro e difficile da estrarre in quanto misto ad altri minerali; le miniere d’argento vengono chiuse già nel 1590, ma nel momento dell’annessione a Firenze la valle di Seravezza appare ricca di marmi, con tracce di oro, argento, rame e ferro e quindi con la possibilità di avviare varie attività estrattive.

Seravezza era già annessa alla vicaria di Pietrasanta e col Lodo del 1513 entra definitivamente nell’orbita fiorentina; in questo periodo raggiunge il suo periodo di massimo splendore, come possiamo ben capire visitando il suo Palazzo Mediceo. L’edificio viene fatto costruire da Cosimo I tra il 1561 e il 1565 ed è attribuito da alcuni a nomi di spicco come Buontalenti o Ammannati; per certo è opera di un artista della cerchia medicea, visto che lo stile architettonico presenta analogie con lo stile rinascimentale fiorentino.

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Stampa del Palazzo Mediceo poco dopo la sua costruzione

La struttura da ‘villa rustica’ fortificata è interrotta sugli angoli da blocchi di marmo lavorati a bugnato. Ci troviamo di fronte ad un palazzo elegante ma semplice, privo degli sfarzi che riscontriamo spesso in altre ville medicee: scelta stilistica obbligata, dal momento che aveva principalmente una funzione di appoggio durante i viaggi di Cosimo per controllare i bacini estrattivi.

Il palazzo Mediceo dal 2013 è riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, inserito nel sito seriale delle ‘Ville e Giardini Medicei della Toscana’ ed è un polo culturale dove si svolgono importanti esposizioni d’arte e di fotografia e rassegne teatrali. Nel centro di Seravezza diamo anche un’occhiata alla chiesa dei Ss. Lorenzo e Barbara, portata a termine e consacrata all’inizio del Cinquecento, nel periodo di sviluppo sostenuto dai Medici.

L’edificio religioso viene abbellito sia in epoca medicea che sotto i Lorena, arricchendosi di numerosi arredi in marmi policromi che lo fanno considerare un museo del marmo. Di primaria importanza il fonte battesimale, attribuito al fiorentino Donato Benti, come il ciborio ottagonale in marmi policromi.

E’ proprio il Lodo papale che porta a Seravezza Michelangelo: nel 1515 la comunità dona le montagne a Firenze e l’artista lascia Carrara per cercare vene marmifere in zona. Buonarroti nelle sue lettere si lamenta dell’essere costretto a lavorare in montagne vergini, trattando marmi difficili quanto e più della gente che vi abita; nel marzo del 1518 firma tuttavia due contratti per la realizzazione della facciata di San Lorenzo, relativi alla fornitura di marmi provenienti dalle cave di Seravezza; per l’escavazione e il trasporto Michelangelo trova un fidato collaboratore in Donato Benti, che viene nominato suo procuratore. Buonarroti resta poco tempo in zona, ma secondo la tradizione lascia una traccia ben tangibile, ovvero il rosone della Pieve di San Martino alla Cappella; la pieve si trova sopra Azzano, su una piccola spianata di fronte alle cave di bardiglio e con vista sulla vetta del Monte Altissimo.

Pieve di San Martino

La chiesa esiste come tale già nei primi anni del Duecento, ma coincidenza con il soggiorno di Michelangelo (1518-1521) si procede a restauri ed ampliamenti; viene approntato quello che viene comunemente chiamato l’ ‘Occhio di Michelangelo’, che in realtà molto probabilmente è invece uscito dallo scalpello di Donato Benti. Vengono comunque attribuite a Michelangelo le decorazioni del portico, purtroppo abbattuto durante la seconda guerra mondiale. Michelangelo non avrà tempo di cavare marmi dall’Altissimo, in quanto verrà sollevato dall’incarico (e la facciata di San Lorenzo a Firenze non sarà mai completata), ma la via del marmo creata da Buonarroti viene prolungata fino al Monte Altissimo per volere di Cosimo I nel 1567.

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Gilda Maestri

Toscana innamorata della sua terra, dei paesaggi e delle bellezze artistiche: accompagnatrice e guida turistica.

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