Quando Viareggio adottò il Tricolore Italiano prima dell’Italia

La mattina si è appena spogliata dalla notte e il sole si stiracchia stancamente mentre arrivo a Viareggio. Mi aspetta una giornata rilassante al mio mare e non voglio perderne neanche un minuto. Superata la Cittadella del Carnevale, la variante Aurelia si butta sgraziatamente in città. Davanti a me la grande rotatoria che ogni giorno fa da porta d’ingresso a un gran numero di turisti. Avrebbero potuta renderla un po’ più carina, per quanto una rotonda stradale possa esserlo. Perlomeno però, al suo centro hanno installato una grande riproduzione dello stemma cittadino, la cui bellezza è spesso sottovalutata anche dai viareggini stessi. Questa bellissima idea si deve alla locale sezione del Lions Club, che nel 2010 donò questa scultura, realizzata dal maestro Cinquini, restaurata nel 2018.

Restauro dello stemma comunale nella rotonda al Marco Polo, col sindaco Del Ghingaro e i rappresentanti del Lions Club

Lo storico Luigi Passerini così descrive nel 1860 lo stemma viareggino: “l’ancora è stemma di questa moderna città marittima, ma il fondo dello scudo distinto nei colori nazionali, è una innovazione recente”
Pochi, infatti, sanno che questo fu il primo gonfalone toscano e uno dei primissimi in Italia a riportare il Tricolore, prima ancora che l’Italia fosse.
Nel 1848, durante la Prima Guerra d’Indipendenza Italiana, il granduca Leopoldo II volle che le proprie truppe combattessero sotto la bandiera tricolore “ravvisando opportuno che le truppe che combattono in Lombardia militino sotto il vessillo dell’indipendenza italiana”. Tale vessillo rimase in vigore dal 17 aprile 1848 al 27 maggio 1849.
Nella stessa data nella quale fu decretata la nuova insegna toscana, il Magistrato di Viareggio approvò di adottare uno stemma cittadino con “uno scudo tripartito con i colori della bandiera nazionale, verde, bianco e rosso, sul quale capeggia un’ancora d’oro con la gomena attorcigliata“. La sua ideazione si deve a Carlo Simoncini, Pietro Biagi, Antonio Arrighi, mentre il disegno fu fatto da Eugenio Guidotti, nel corso di un incontro al Caffè delle Colonne, che si trovava in via Regia di fronte alla Torre Matilde. Il nuovo simbolo andò a sostituire il precedente, del 1752, che raffigurava Sant’Antonio, primo patrono del paese.
Il Registro delle deliberazioni (Comunità II – 13, n. 339) riporta: “Presentato il progetto d’Arme che si propone per Viareggio, consistente in uno scudo tripartito orizzontalmente de’ tre colori Italiani con un’ancora verticale che traversa le dette tre fasce. / L’Ill.mo Magistrato delibera / Il detto progetto di Arme è approvato e sarà sottoposto alla sanzione dell’Autorità Superiore”.
Il Prefetto di Lucca G. Gargioli informò il Gonfaloniere di Viareggio in data 24 maggio 1848 che il Ministro dell’Interno Cosimo Ridolfi “con sua determinazione de’ 17 andante ha approvato l’Arme che per codesto Comune fu proposto dall’Ill.mo Magistrato nella sua seduta de’ 17 Aprile prossimo andante”. Per chi volesse vedere l’atto di approvazione originale, lo potrà trovare all’Archivio di Stato di Firenze al prot. 8, n. interno 33, del registro intitolato “Protocolli degli Affari risoluti dal Segretario di Stato per il Dipartimento dell’Interno nel maggio 1848”, segnato al n. 1528, dell’Archivio della Segreteria di Stato.
La scelta di questo stemma indica quanto il sentimento risorgimentale trovasse terreno fertile nell’élite cittadina. E in effetti la città già nel 1848 rispose all’appello del Governo Provvisorio della Repubblica di Venezia, in lotta con l’Austria, nominando una commissione per la raccolta di denaro e generi vari per i combattenti.
Non bisogna poi dimenticare che nel marzo 1860 fu la paranza viareggina “Madonna del Soccorso”, di proprietà di Silvestro Palmerini e pilotata da Raffaello Motto, che portò in Sicilia i patrioti Rosolino Pilo e Giovanni Corrao.

Giovanni Corrao

Quando il 27 maggio 1849 il Granducato abolì l’uso del tricolore, il Gonfaloniere di Viareggio inviò una lettera datata 3 giugno al Prefetto di Lucca, una lettera dove si legge: “un’ancora su campo rosso, bianco e verde. Ora questi colori sembrano in opposizione al Decreto del 27 caduto, ma è anche vero che potrebbero non esserlo considerandoli come colori non della Nazione, ma semplicemente della Comunità”. La considerazione della città fu accolta dal prefetto e lo stemma restò.

Lo stemma del Granducato di Toscana nel 1848-49


Il 4 febbraio 1942, con decreto di Vittorio Emanuele III, il gonfalone assunse la sua configurazione attuale: “Drappo in bianco ornato ai lati di due rami di pino fogliati e fruttati e caricato dallo stemma civico con l’iscrizione centrale in oro Città di Viareggio. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto rosso con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastrini tricolorati dai colori nazionali e frangiati d’oro”.

Gonfalone del comune di Viareggio

Supero la rotonda ed entro nel quartiere Marco Polo, in direzione mare. Sorrido pensando con orgoglio alla storia della mia città. Una grande storia, ma fatta di piccoli dettagli, di cose minori, di angoli segreti e insoliti, di eventi inaspettati e sconosciuti ai più. E non posso fare a meno di amarla, come amo questa città così difficile da vivere e così facile da amare.

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Gabriele Levantini nasce a Viareggio il 10 aprile 1985. Chimico per lavoro e scrittore per passione, dal 2017 gestisce il sito Il Giardino Sulla Spiaggia. Seguimi sul mio blog: https://ilgiardinosullaspiaggia.wordpress.com