In occasione dei festeggiamenti in allestimento nella Villa di Marlia presso Lucca ci viene spontaneo farci delle domande sul carattere e la personalità di colei che in solo dieci anni di Regno trasformò in parte la “sonnolente e decadente Repubblica di Lucca” in una reggia splendente, pervadendola di una luce nuova e sconosciuta nella Lucchesia dell’epoca.
Una donna determinata fin dall’inizio a cambiare la Storia di una città tanto piccola da non poterla riconoscere nelle carte geografiche del tempo e nel collocarla nel suo corretto assetto geopolitico .Qualsiasi regnante francese del tempo, una volta salita al trono, avrebbe “storto la bocca” di fronte all’improbo compito che l’attendeva: chiunque si sarebbe sentita umiliata nel dover governare uno Stato così lontano dai fasti e dagli splendori della maestosa Parigi, il centro del mondo con i suoi palazzi che non avevano uguali in tutta Europa. Catapultata di colpo nella più lontana provincia dell’Impero costruito ad hoc dal suo potente fratello, le cui mire espansionistiche erano senza freni, seppe lentamente e caparbiamente farsi accogliere dai nuovi sudditi , all’inizio davvero poco calorosi con lei: una donna, una straniera, una delle tanti occupanti e pretendenti al trono che prima o poi, dopo averla saccheggiata, se ne sarebbe andata via tra la indifferenza generale della gente. Come avrebbe potuto conquistare i cuori di una popolazione che fino a ieri aveva chiuso le sue imponenti porte delle sue imponenti Mura a tutti gli stranieri, compresi agli stessi Medici, Signori di Firenze ? Una città tanto gelosa della propria autonomia e indipendenza fino al parossismo? Sarebbe riuscita a vincere tutte le ostilità che l’attendevano fuori dai Palazzi di chi contava. Nessuno avrebbe scommesso un solo”scudo “ sulla riuscita di tale impresa tanto visionaria quanto utopistica.
Ma Lei seppe subito cogliere l’attimo, determinata come era a mettere in campo tutte le sue abilità e capacità di fare di Lucca una nuova e magnifica città dandole un aspetto e una configurazione nuova sia da un punto di vista architettonico che culturale. Con coraggio e risolutezza diede avvio alle grandi opere urbanistiche che ne trasformarono l’assetto fin nelle sue fondamenta: voleva far sorgere e nascere una” piccola Parigi” al centro della Toscana, sogno quanto mai ambizioso e impraticabile.
Il suo carattere volitivo che si evince anche dai suoi ritratti dell’Epoca mostra sempre però una particolare femminilità : il suo voler essere donna che non venne mai meno anche nei momenti più difficili della sua carriera: colta, sensibile, raffinata e intelligente, anche se, come donna, la sua bellezza appariva scialba se confrontata con quella travolgente e sensuale di chi l’aveva preceduto alla Corte di Francia, parliamo della Pompadour, prima Cortigiana alla corte di Luigi XV, la quale seppe sapientemente introdurre fra gli aristocratici e non, molte delle idee degli illuministi della Encyclopedie di Diderot e D’Alambert. Per Elisa fu l’occasione per rinnovare l’abito mentale di molti intellettuali immersi in una cultura arcaica , anacronistica e fuori ormai dalla storia .La stessa rivoluzionaria moda francese irruppe e si impose a tutti i livelli e venne adottata dalle più recalcitranti aristocratiche lucchesi, una moda elegante e raffinata che le rendevano più graziose e più leggiadre nel movimento, rendendole nel loro incedere meno goffe rispetto al passato .Un quid in più di femminilità che non dispiaceva a nessuno .Molte di queste donne fecero a gara per avere i modelli più recenti ,caratterizzati dalle pronunciate scollature , sembravano e apparivano più giovani e più belle di prima e passeggiando lungo le Mura suscitavano l’ammirazione entusiastica degli uomini incuriositi dalle novità provenienti dalla Francia, Capitale della moda. Lungo le Mura si potevano ammirare anche nuove piante come le magnolie, oppure fiori il cui olezzo entrava prepotentemente nelle narici di tutti quelli che calpestavano il suolo delle maestose Mura. Mimose, gerani , camelie, glicini offrivano uno spettacolo unico e trasmettevano una rinnovata voglia di vivere,.Oltrechè essere delle bellissime decorazioni ornamentali per la “sua” Villa a Marlia si ergevano dai prati emanando un tripudio di profumi e di fragranza : un vero godimento per gli occhi e la vista di chi, fortunato, fosse capitato, su invito, a passeggiare nella sua bellissima residenza fuori-porta .Non era uno stile di vita dettata dal capriccio e dalla voglia di primeggiare nelle decorazioni floreali, bensi’ una voglia dettata dalla stretta volontà e desiderio di educare la gente all’importanza dell’uso dell’olfatto che tutti abbiamo ma della cui funzione spesso ci dimentichiamo :Il valore olfattivo si imponeva su quello ornamentale.
Pochi sanno che amava giocare a biliardo, allora come oggi ad appannaggio dei soli uomini e ne fece costruire diversi per dilettarsi nel tempo libero. E a cavallo era una vera “amazzone” e percorreva volentieri la distanza che la separava dalla sua amata Villa fino ad arrivare al Palazzo Ducale. In un certo senso precorse di quarantanni le abitudini e i capricci della bellissima e impetuosa Sissi, indomabile e impareggiabile cavallerizza per fuggire dalle noie della Corte imperiale di Hofburg o Schönbrunn, vere prigioni per lei. IL Palazzo Ducale di Lucca non fu mai per Elisa un “carcere dorato “ da cui liberarsi. Al contrario fu l’espressione architettonica della sua visione di Granduchessa , il suo “vestito” privato fatto a sua immagine e somiglianza da indossare nelle migliori occasioni. Tutta la sistemazione del nuovo Palazzo rispondeva alle esigenze della nuova Regnante e del suo Consorte: dalle cucine, dalle stanze per gli Ufficiali, alle donne di Corte tutto rispondeva alle nuove necessità dei reggenti, compresi i bagni dove pulizia e igiene primeggiavano in assoluto: nulla fu lasciato al caso. IL Palazzo doveva rispondere ai gusti e ai progetti innovativi di una francese che voleva esportare a Lucca un moderno stile di vita più consono a quello parigino. Lo stesso marito, Felice Baciocchi fu scelto da lei nonostante l’opposizione del suo potente fratello e lo amò con devozione senza relegarlo in una funzione secondaria o puramente formale .Lo consultava sempre o quasi prima di prendere qualsiasi decisione, come quella clamorosa di voler far vaccinare tutti i lucchesi contro il vaiolo, che devastava allora intere popolazioni, per non parlare poi delle sue attenzioni verso i detenuti, che finalmente potevano essere avviati a veri percorsi di riabilitazione, qualsiasi fosse stata la loro colpa.
Tutti questi progetti riformatori si infransero dopo la sconfitta di Waterloo e non furono portati a termine e gli stessi lucchesi non ne seppero apprezzare e comprendere la modernità con la sue vere potenzialità : una donna in anticipo sui tempi che fa ancora oggi discutere e litigare gli storici. Ma la sua presenza si fa ancora sentire fra noi, non solo per le ardite architetture introdotte da lei, ma soprattutto per le sue idee innovatrici delle quali noi percepiamo ancora oggi la grandezza. In tutti i ruoli che ricoprì espresse sempre al massimo le sue qualità e il suo innato talento: Principessa, moglie devota, madre, giocatrice di biliardo, cavallerizza, riformatrice di costumi e di mentalità. Una donna a tutto tondo che raramente si riscontrano nel passato e nel nostro presente . Ancora oggi riposa in pace accanto al suo amato consorte nella Cattedrale di Bologna, che custodisce “gelosa” le sue spoglie mortali.

Sergio Puglisi

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