I Levantini: storia di una famiglia di marinai

Da metà XIX secolo a metà XX secolo, la marineria viareggina portò la città alla ribalta nel mondo. I miei concittadini arrivarono ovunque nel mondo, anche a Rapa Nui.

Certe famiglie hanno raggiunto una fama che, grazie alle loro gesta, è andata ben oltre i confini cittadini. Martinelli, Antonini, Del Cima, solo per citarne alcune tra le più note.

Ma la storia non è fatta da pochi eroi solitari, quanto piuttosto da una moltitudine di persone che lavorano nel silenzio e nell’ombra, con costanza e sacrificio. E, in questo senso, l’epopea della marineria viareggina è stata una grande avventura collettiva. Infatti, non esiste famiglia in città che non abbia avuto almeno un avo marinaio.

La mia, quella dei Levantini, naturalmente, non fa eccezione. Grazie al prezioso lavoro dell’associazione Terra di Viareggio, ho ricostruito questo piccolo tassello di storia che, spero, possa portare ad avere una visione più completa del grande mosaico umano che ha intessuto le storie, e La Storia, di questo nostro angolo di mondo.

I miei predecessori provenivano dalla Liguria si chiamavano originariamente Levantino ma, come successe a molte altre famiglie italiane, il nome fu declinato al plurale nelle prime registrazioni del Regno d’Italia, nella seconda metà del XIX secolo.

L’etimologia di questo cognome potrebbe indicare un legame con la città di Levanto o che la famiglia fosse un tempo attiva negli scambi commerciali con i paesi del Levante, cioè quello che oggi chiamiamo Medioriente, oppure un’antica origine da quella zona del mondo.

Giunsero a Viareggio alla fine del XVIII secolo. A quel tempo la Repubblica di Lucca e quella di Genova erano alleate e un certo numero di liguri si trasferì a Viareggio, dando un importante impulso alla nascente marineria cittadina. La prima indicazione di questa famiglia a Viareggio si trova nel catasto napoleonico del 1802, nel quale è registrato Giovan Battista Levantino, marinaio nato a San Terenzo al Mare (Lerici) nel 1755. I funzionari giacobini appuntarono che viveva in una casa di proprietà di Nicolao De Nobili in località “Al Fosso”, per la quale pagava una modesta pigione annua di 10 Lire. Non è chiaro dove si trovasse la casa, ma molto probabilmente era vicina al canale Burlamacca e doveva essere poco più di una capanna, dal momento che la pigione media all’epoca era di 30/45 Lire. Era sposato con Anastasia di Biagio Biagi, dalla quale ebbe tre figli: Ambrogio e Giovan Lorenzo, nati anch’essi a San Terenzo, e Giovan Domenico, nato a Viareggio nel 1802.

Morì a soli 60 anni, lasciando la moglie “miserabile, questuante”, come riportato nei censimenti.

La mia linea genealogica prosegue con il secondogenito Giovan Lorenzo, marinaio soprannominato Fagiano, poi nuovamente con un secondogenito: Pasquale Sabatino, marinaio nato nel 1826 e poi col primogenito Giuseppe, nato nel 1853, che ereditò dal nonno non solo la professione di marittimo, ma anche -a sua volta- il soprannome di Fagiano.

Verso gli anni ’80 dell’Ottocento, nel passaggio tra i registri napoleonici e preunitari e quello statale, il cognome comincia ad essere indicato al plurale.

Giuseppe abitava in via San Martino al numero 16 ed ebbe 11 figli. Narciso, nato per quarto, era il mio bisnonno. Ovviamente, marinaio.

Narciso prese casa in Piazza dell’Olmo al numero 2 e sposò Denia Francesconi, con la quale ebbe quattro figli. I primi, come spesso capitava allora, sopravvissero solo pochi giorni. Prese parte come “marinaro” alla Prima Guerra Mondiale e, a testimonianza di questo ci sono due trafiletti sul giornale dell’epoca Libeccio, datati 14 agosto e 11 dicembre 1915. Infatti, era usanza che le famiglie facessero pubblicare brevi saluti ai combattenti sui giornali locali.

Il suo libretto di navigazione, matricola n. 2474, è conservato presso il Museo della Marineria di Viareggio e riporta una straordinaria annotazione datata 5 febbraio 1910: “Federazione Italiana Lavoratori del Mare (Aderente alla C.G.I.L.): HA VOTATO”. Stiamo parlando degli albori del sindacato, che era stato fondato appena 4 anni prima.

Finalmente, l’11 febbraio del 1924, nacque mio nonno Marino, e quattro anni dopo, sua sorella Adele.

Marino fu l’ultimo dei Levantini a fare il marinaio perché i suoi figli, Giovanni e Riccardo, hanno seguito strade diverse. Ricevette la Medaglia d’oro per lunga navigazione, pertanto il suo nome compare, insieme a quelli di molti altri viareggini, nella pergamena conservata presso la Chiesa di Sant’Andrea, luogo di culto da sempre caro ai marinai. Il suo Libretto di Navigazione aveva la matricola n. 11983.

Come marinaio, mio nonno fu militarizzato durante la Seconda Guerra Mondiale e, catturato dai nazisti nel 1943, fece la prigionia, come già ho raccontato in un precedente articolo.

Grazie a Bundesarchiv, l’archivio federale tedesco, e ad Arolsen Archives, ho potuto recuperare i documenti dei campi nei quali è transitato e contenenti informazioni interessanti.

Dal primo, ho avuto copia dei seguenti documenti:

  • BArch, B 563-3 KARTEI/vorl. KaNr. 764 A-IT 217/337
  • BArch, B 563-3 KARTEI/gr. Stalagk. Nr. 3806
  • BArch, B 563-3 KARTEI/vorl. KaNr. 3886 A I-J 11/0766.

Nella scheda I-J 11/0766 è riportato che, in un periodo non definito, mio nonno si trovava nel distretto di Burglengenfeld.

Dall’archivio Aolsen ho invece potuto scaricare queste schede digitalizzate:

Nelle quali è citata la polizia di Regensburg.

Il 20 ottobre 1951, nonno Marino sposò mia nonna Clorinda Del Carlo nella chiesa di San Paolino a Viareggio.

Abitarono da qualche parte in via Coppino, poi in via Veneto n. 73 e dopo n. 75 e, infine, in via Pacinotti n. 177.

I Del Carlo erano invece una famiglia contadina originaria di Porcari, giunti anch’essi a Viareggio alla fine del XVIII secolo. Il capostipite, Gio Lorenzo, ebbe tre figli: Gio Ranieri, nel 1757, Gio Pasquale, nel 1763 e Maria Domenica, nata nel 1766.

I due fratelli dettero vita a due rami della famiglia, che si ricongiunsero dopo cinque generazioni, quando il mio bisnonno Michele Del Carlo sposò Luisa Giulia Del Carlo.

Dal loro matrimonio nacquero Carlo, Libia, Alipio, Alberto e mia nonna Clorinda, il 7 agosto 1922.

La nonna mi raccontava che i Del Carlo erano lontanamente imparentati proprio con i famosi Antonini, cosa non poi così sorprendente, dal momento che Viareggio -allora più di adesso- è una piccola città.

La mia famiglia è da sempre legata al mare e, pur non annoverando nessun grande capitano di vascello e nessun celebre avventuriero, può comunque vantare numerose generazioni di marinai, e rivendicare quindi a pieno titolo un ruolo nella storia della marineria viareggina. Forse è per questo antico legame che anche io avverto il potente richiamo di questo elemento, per il quale provo il senso di richiamo e nostalgia che si devono alla propria casa.

Quando ero piccolo, amavo ascoltare le storie di mare di mio nonno e sognare con lui quegli orizzonti lontani. In casa aveva molte conchiglie e souvenir provenienti dai porti dove si era fermato, ed io le osservavo sempre con grande ammirazione. Mio nonno amava recarsi a passeggiare al porto, dove aveva tanti amici e conoscenti, e si fermava a giocare a carte al bocciodromo in pineta insieme ad altri vecchi marinai. Leggendo i racconti in vernacolo di Antonio Morganti risento i profumi e le atmosfere di quella Viareggio marinara e mi tornano in mente i miei nonni che, appunto, parlavano in viareggino.

Queste stesse sensazioni, quegli stessi racconti di mare, mi accomunano a numerosi miei concittadini e io credo che costituiscano davvero le fondamenta della nostra storia, e uno dei tratti più distintivi della nostra identità.

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Gabriele Levantini nasce a Viareggio il 10 aprile 1985. Chimico per lavoro e scrittore per passione, dal 2017 gestisce il sito Il Giardino Sulla Spiaggia. Seguimi sul mio blog: https://ilgiardinosullaspiaggia.wordpress.com

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