Se si vuol capire sul serio il carattere e la storia di Viareggio, bisogna visitare il suo porto. È questo il vero cuore della città, il motivo stesso per il quale emerse da un inferno di violenza e di malaria alla ribalta della storia, con il ruolo di Marina di Lucca.

Intorno al Castrum de Via Regia e alla foce del canale Burlamacca si sviluppò il borgo che sarebbe diventato Viareggio. Il porto era l’essenza stessa del paese, la sua raison d’être. Ad esso si deve lo sviluppo urbanistico e industriale del villaggio, buona parte delle sue leggende e della sua cucina e anche del fascino del luogo.
Nonostante una triste aura di decadenza, la parte antica di Viareggio offre al visitatore scorci deliziosi che riportano la mente all’epoca del borgo marinaro che fu, come Piazza Ragghianti o la Chiesetta dei Pescatori.
Amo follemente passeggiare in questi luoghi e mi perdo nel pensiero di ripercorrere i passi dei miei avi che, provenienti dalla Liguria, alla fine del 1700 giunsero -miserabili- a Viareggio, lavorando ininterrottamente come marinai fino a mio nonno Marino, classe 1924. Sei generazioni di Levantini (o Levantino, come si chiamava anticamente la mia famiglia) partirono e tornarono da questo porto per tutta la vita.

Viareggio fu un importante scalo commerciale e innumerevoli navi piene d’ogni tipo di merce passarono da qui, dalle più povere alle più preziose. Pochissimi sanno che tra questi si annovera probabilmente anche la Madonna di Bruges di Michelangelo Buonarroti. Infatti, come pubblicato da alcune fonti (ad es: Michelangelo Buonarroti e Giovanni Poggi, La Madonna di Bruges di Michelangiolo: venti eliotipie, Fratelli Alinari, 1954 [ed. originale: 1944]; Giulio Busi, Michelangelo, Mondadori, 2017, ISBN 9788852083556) e portato alla conoscenza del grande pubblico dal sito Michelangelo Buonarroti è tornato e dall’associazione culturale Terra di Viareggio (autrice quest’ultima anche della preziosa ricerca genealogica sulla mia famiglia, per la quale vanno i miei più sinceri ringraziamenti), esiste una lettera del 1506 con la quale Giovanni Balducci chiedeva il nullaosta e i soldi per trasferire l’opera da Firenze alle Fiandre attraverso il porto di Viareggio servendosi dell’”homo da bene” (ovvero “persona di fiducia”) Francesco del Pugliese.

Viaggio che, come ci dicono le fonti storiche, dev’essere avvenuto nel più stretto riserbo per volere dello stesso autore.
Questo è il contenuto della lettera:
Roma, 14 agosto del 1506
Michelagnolo carissimo, resto avisato chome Francesco del Puglese arebbe chomodità al mandarla a Vioreggio, e da Vioreggio in Fiandra.
La qual chosa mi sarebbe piacere grande, che la chosa pasassi per mano di huomo da bene quale è lui. Per tanto vi dicho che, volendo Francesco del Puglese piglare la chura di mandarla a Vioreggio, e da Vioregio in Fiandra, lien’aloghiate. El pregio farete d’achordo, ché lui è homo da bene e non vorrà se non l’onesto; e tutto che farete afermerò per ben fatto, che son cierto farete meglo non vi saperò dire.
E quando chon lui siate d’achordo, la adirizate in Fiandra, cioè a Bruggia, a’ rede di Giovanni e Alexandro Moscheroni e compagni, chome chosa loro. E quando Francesco non potessi mandarla in Fiandra, la mandate a Vioregio a Giuliano d’Adamo, per seghuirne l’ordine de’ Bonvisi di Lucha; e tutto che spendete vi fate paghare a Bonifazio Fazzi e compagni, con darne avixo.
E di tanta brigha piglate per me abiate pazienza, ché non si può fare non si serva li amici e piglisi sichurtà di chi si vuol bene a ristorarvi. Richordovi son senpre vostro. Che Christo vi guardi.
Vostro Giovanni Balducci in Roma. Domino Michelagnolo Bonaroti in Firenze.
È davvero bello pensare a quante cose sono successe in questo nostro piccolo lembo di terra, a quante vite siano passate di qui, a come ogni pietra sia intrisa di storie da raccontare.
Ultimi post di Gabriele Levantini (vedi tutti)
- Gaime e lavarone: come discorevino i nnostri nonni - 19 Giugno 2025
- Quando da Viareggio partivano gli schiavi - 28 Maggio 2025
- I Levantini: storia di una famiglia di marinai - 8 Maggio 2025