Mi fa un effetto strano passeggiare intorno alla chiesa di San Paolino a Viareggio, immersa nell’ormai multietnico centro città, sulla caotica “piccola Soho” di via Mazzini.
Era tutto diverso qui, quando frequentavo le vicine Scuole Pascoli, quando venivo qui a Messa, a catechismo e a giocare all’oratorio. O forse era in realtà tutto uguale: in continuo cambiamento, com’è il mondo fin dall’origine dei tempi. Come ognuno di noi.
Passo davanti a questo maestoso edificio sacro, stretto tra il mare, la stazione ferroviaria e la Pineta, vicini ingombranti e incuranti di tutte le bellezze che nasconde silenziosa nel suo ventre. Della pace che si respira all’interno di questa chiesa, nella luce fioca e ovattata carica d’incenso e di cera.

Qui davvero sentii il sorriso di Dio e qui passai molte ore, tra l’infanzia e l’adolescenza. Ore gioiose, tristi, noiose e interminabili, splendide e leggere. Ore sacre e assai meno sacre. Un pezzo della mia vita, della mia storia e del mio carattere affondano qui, in questo luogo antico.
Quanti viareggini condividono con me questo legame intimo con questa chiesa, con il suo oratorio, con un modo che non esiste più. O meglio: che esiste, ma è cambiato, come lo siamo noi.
Mi fermo ad ammirare la bianca facciata, arricchita da un mosaico dorato, a somiglianza delle splendide chiese lucchesi, a pensare a quanta storia, a quante emozioni, sono passate da qui.
Alla fine del XIX secolo la città di Viareggio conobbe una rapida crescita che determinò la necessità di costruire una nuova chiesa parrocchiale. Il centro cittadino si spostava verso nord, con la realizzazione della Passeggiata e la nascente via Mazzini diventava il punto focale di questo sviluppo.
Nel 1883 il vescovo di Lucca, Mons. Nicola Ghilardi, richiese una raccolta di fondi per l’edificazione della nuova chiesa. Nel 1884 il comune cedette un terreno sul quale poterono iniziare i lavori due anni più tardi, nel 1886, su progetto dell’ingegnere viareggino Eugenio Del Prete eseguito dal capomastro Paolino Gemignani. La chiesa, intitolata a San Paolino, fu benedetta e aperta al culto l’8 settembre 1896 e consacrata il 15 agosto 1921. Nel 1958 la chiesa fu elevata al rango di basilica minore papa Pio XII.

Nella “Guida manuale di Viareggio e dei dintorni” di C. Michetti, del 1893 possiamo leggere: “All’esterno questa chiesa non dimostra quello che effettivamente è; ma se vi entriamo siamo costretti ad esclamare che è un tempio elegante e di buon gusto. I soffitti sono a volta e sostenuti da archi e da pilastri di pietra. La volta di mezzo è assai più elevata delle laterali; e in esse volte vi figurano spartiti bellissimi a fondo celeste scuro con stelle dorate, lavoro ben fatto da Egidio Marcucci di Viareggio, L’altar maggiore, il ciborio fatto a tempietto, la balaustrata e l’impiantito sono di marmo; e possiamo dire che, dopo Sant’Andrea, è la chiesa più bella di questa città; ed anche la più vasta, poiché misura in lunghezza metri 49 ed in larghezza 18,30”.
Lo stile architettonico scelto era infatti quello delle basiliche paleocristiane: tre navate sorrette da due file di colonne in marmo, cinque altari in marmo, arco trionfale e catino absidale decorato con mosaico dorato raffigurante San Paolino e angeli sopra la città di Viareggio, restaurato nel 2006. Tra il 1936 e il 1948 l’edificio fu però ampliato secondo il modello razionalista di impronta romana di moda in quegli anni. La torre campanaria di ben 36 metri, iniziata nel 1906 su disegno dell’ingegner Goffredo Fantini, ospitava anche l’orologio civico, che sostituiva il precedente posto sulla sommità dell’antica Torre Matilde. Purtoppo, il campanile originario andò distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, e l’attuale è una ricostruzione del 1954. Il campanile ospita uno dei concerti di campane più grandiosi della Versilia: quattro campane e due campanelli, realizzate dall’antica Fonderia Lorenzo Lera di Borgo Giannotti. Sul tetto della chiesa è presente anche un piccolo campanile a vela doppio, ormai in disuso. L’attuale facciata si presenta riccamente decorata in travertino e abbellita da statue e mosaici e fu realizzata nel 1956 sopra l’originale in semplici pietre e mattoni.

Un restauro generale dell’edificio sacro si ebbe nel 1990, mentre la facciata fu ripulita nel 2006. Il grandioso organo Costamagna del 1960 fu invece revisionato nel 2005.
Tra gli arredi sacri, si trovano numerose opere d’arte degne di nota, come ad esempio il dipinto del Volto Santo, opera del Bianchetti di Lucca. Particolarmente caro ai viareggini è però l’altare della Vergine Immacolata di Lourdes, la cui statua è rappresentata all’interno di una piccola grotta, come dimostrano gli ex-voto presenti.

A sinistra dell’altare, infine, è presente la piccola cappella del Santissimo, splendidamente affrescata e adornata di vetrate artistiche moderne.
Nel 1996 fu restaurato l’oratorio, l’ex “Scuola dei Fratelli Cristiani” che i viareggini chiamano affettuosamente “I Pretini”. Per molti anni fu un centro di aggregazione per bambini e ragazzi incredibilmente vivo, fino a che non ci fu una causa con i vicini per rumore eccessivo, persa nel 2003 e nel 2008 in appello, che ne stroncò rapidamente l’attività.

La fine di quei pomeriggi spensierati giocando a pallone fu drammatica. Non riesco ad elencare tutti i ricordi che ho dell’oratorio: le prime cotte, l’incontro con il mondo delle associazioni e dell’impegno sociale, la creatività dei laboratori, l’amicizia, il dialogo, il confronto… Persino le prime birre comprate di nascosto al barrino interno e consumate nella vicina Piazza Piave. Mi piange il cuore e vedere in stato di semiabbandono quello che per un po’ fu il centro della vita giovanile cittadina, e il centro del mio intero universo.
Quante vite sono passate da qui! Ecco perché mi fa sempre uno strano effetto passarci: riconosco in queste antiche mura, una parte di me.
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