Viareggio horror: quel lotto maledetto su cui nessuno vuol costruire

Ricordo che c’era un locale in Piazza Mazzini, molto carino. Ci andavo qualche volta, soprattutto d’estate, a fare una bevuta. Aveva un piccolo giardino pieno di piante, che sembrava una giungla, ma con tavoli, candele e decorazioni. C’era un gatto che girava tra i tavoli, alla ricerca di coccole.

Anche l’interno era molto accogliente, con cuscini e grandi tavoli rustici. Non so se ci sia ancora, è molto che non vado, ma spero tanto di sì.

La cosa incredibile era che proprio lì accanto, nel centro del centro della città, a pochi metri dal mare, incombessero le pesanti forme dell’American Hotel. Vecchio albergo abbandonato e vandalizzato sul quale aleggiano misteri e leggende horror, tra i quali il sospetto che ci vengano svolti rituali satanici.

Si trovava al lato monte del piccolo locale, mentre al lato mare campeggiava l’alta recinzione del lotto di terreno più infestato di Viareggio: il centro di tutte le leggende del terrore cittadine.

Il sito dove sorse prima la casa maledetta Villa Enedina/Soleman, poi la Casa del Fascio e poi più niente.

Ma andiamo con ordine…

Secondo alcune ricostruzioni storiche, sarebbe proprio questo il terreno nel quale fu cremato il corpo del poeta inglese Percy Bysshe Shelley.

Il 18 luglio 1822, il mare abbandonò sulla spiaggia di Viareggio il corpo di Shelley, che fu interrato nella sabbia e ricoperto di calce viva. Il 15 agosto successivo però, il corpo fu esumato e cremato sul luogo, per trasportarne le ceneri. Per la popolazione del villaggio, si trattò di un rituale pagano e sacrilego e, nella fantasia popolare, lo spirito del poeta si levò insieme alla colonna di fumo che si sprigionò dal falò. Per molti anni nessuno si avventurò più su quel tratto di spiaggia e molte leggende circolarono. L’impressione che suscitò nella gente fu tale che una parte della popolazione fu in seguito ostile all’inaugurazione del monumento dedicato al poeta, nel 1894. Così Lorenzo Viani ne parla in uno scritto datato 1922: “Quando il bronzo che ricorda il poeta, bronzo durevole soltanto nella materia, fu inaugurato in tutte le chiese di Viareggio si bofonchiarono preghiere fino a vespro perché l’effigie di un dannato da Dio veniva alzata alla gloria del sole”.

Guido Biagi, letterato fiorentino, addirittura ancora nel 1900 testimoniò nei modi di dire dei vecchi marinai gli echi di quell’evento ormai lontano: “Quando muoio, voglio essere bruciato come l’inglese alle Due Fosse“. La dizione “Due Fosse” secondo alcuni indicherebbe il luogo vicino al vecchio Ospizio Marino, in prossimità della grande pineta davanti alla villa di Paolina Bonaparte -cosa coerente con altre testimonianze-, cioè più o meno il celebre lotto di terreno stregato.

Nel 1902, una ricca famiglia fiorentina, i Bertolio Soleman, costruirono su questo lotto una grande villa. La costruzione fu chiamata Villa Enedina, dal nome della signora: Enedina Castoldi. Fu proprio qui che, secondo la leggenda, la giovanissima figlia Zely morì assassinata in circostanze misteriose, che le indagini non riuscirono mai a chiarire.

Villa Enedina nel 1930
Villa Enedina nel 1930

Franco Anichini, storico locale, riporta i racconti della madre Flora, che da giovane era amica della donna di servizio della famiglia. “Volavano le lenzuola, sbattevano gli armadi, i letti si sfacevano da soli. Si raccontava che Zeli, primogenita della famiglia, fosse morta giovanissima, di una morte violenta e misteriosa. Quando invece morì il padre, la camera ardente venne allestita nella dependance. Nel cuore della notte, entrarono d’improvviso nella stanza decine di gufi e di civette. Se domandi a qualcuno che ha più di settant’anni qual era la casa delle paure a Viareggio, tutti ti parleranno di quella casa in Piazza Mazzini.

Ma un’altra macabra leggenda riguardava un villino adiacente: Villa Montauti, dove pare che a causa d’una storia d’amore ostacolata, una giovane donna si fosse impiccata. Secondo alcuni, il suo fantasma era rimasto nella casa, dove si potevano ancora udire i suoi passi e i suoi lamenti.

Lavori ex casa del fascio
Lavori ex casa del fascio

Quando negli anni Trenta, anche la signora Enedina morì, la villa venne donata al Partito Fascista, che qualche anno dopo la abbatté per costruire la locale Casa del Fascio. Risparmiata dai bombardamenti, al termine della guerra fu occupata dagli Alleati, insieme all’adiacente Villa Montauti. Lo scantinato di quest’ultima fu impiegato come magazzino temporaneo per le mine rimosse dalla spiaggia. Il 18 luglio 1945 le mine, appena rifiutate dal centro di raccolta di Pisa, esplosero per motivi mai chiariti. Morirono 16 viareggini, 40 soldati americani e altrettante prostitute. I feriti furono oltre 250.

Articolo d'epoca sull'esplosione a Viareggio
Articolo d’epoca sull’esplosione a Viareggio
Fotografia aerea dell'esplosione al villino Montauti
Fotografia aerea dell’esplosione al villino Montauti

Esattamente 123 anni dopo che fu trovato il cadavere di Shelley su quel terreno.

Da quel momento in poi, nient’altro è più stato costruito su quel lotto centralissimo, nonostante l’elevato valore teorico di mercato e la posizione ottimale. Eppure si sono susseguiti vari progetti, concorsi e annunci, sempre poi puntualmente arenati. L’unica cosa che è stata realizzata è un modesto parcheggio nella parte occidentale, sul quale insiste un piccolo edificio.

L’ultima storia horror in ordine di tempo legata a questo punto della città riguarda proprio questo edificio, dove aveva sede una piccola agenzia immobiliare. Chiusa a seguito di una cruda vicenda di cronaca nera.

Sminatori a Viareggio nel 1945
Sminatori a Viareggio nel 1945

I proprietari erano Luciano Della Giovampaola e Bianca Maria Cecchi. La sera di domenica 3 ottobre 2000, i due vennero visti allontanarsi da casa a bordo della loro Berlingo, assieme al figlio Duccio, di pochi mesi. La mattina del lunedì, dei coniugi si era persa ogni traccia, mentre la Berlingo venne ritrovata nel pomeriggio di martedì, posizionata a chiudere l’accesso di una proprietà privata sul Monte Moneta. A bordo c’era il piccolo Duccio, fortunatamente ancora vivo. Poco lontano, massacrati a coltellate, i corpi dei coniugi.

Le indagini svelarono in seguito gli assassini: Claudio Spandri e Francesco Mammana, due loro soci in affari, con i quali erano entrati in contrasto da tempo. Spandri in seguito si uccise in carcere.

Secondo alcune legende metropolitane, che ogni tanto tornano alla ribalta, questo luogo così oscuro sarebbe oggi teatro di inquietanti rituali notturni. E proprio davanti a questo luogo, a dicembre 2020, il mare restituì un teschio umano. Di tanto in tanto c’è anche chi giura di vedere strane ombre, mulinelli improvvisi e altre inquietanti anomalie, in questo quadrilatero abbandonato che la storia e la leggenda hanno affollato di case spettrali ed efferati delitti.

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Gabriele Levantini nasce a Viareggio il 10 aprile 1985. Chimico per lavoro e scrittore per passione, dal 2017 gestisce il sito Il Giardino Sulla Spiaggia. Seguimi sul mio blog: https://ilgiardinosullaspiaggia.wordpress.com